LE PROGRESSIONI ECONOMICHE E LA LEGGE DI MURPHY

Una delle massime dello scrittore ed umorista americano Arthur Bloch sosteneva senza mezzi termini che chi comincia male, finisce peggio (cd “Legge di Murphy”). Il detto, volutamente ironico e caricaturale, ben si sposa però con un antico proverbio nostrano secondo cui se una cosa nasce tonda, non può morire quadrata.


Paradossale o meno che sia tale previsione, spesso i detti degli antichi ci azzeccano.


Come abbiamo anticipato nel comunicato del 27 giugno u.s. (PROGRESSIONI ECONOMICHE: IL DELITTO PERFETTO), sembrerebbe che Funzione Pubblica abbia riformulato l’accordo sui passaggi economici, applicando nei confronti del Mef un rigoroso formalismo, oltretutto non sempre utilizzato nei confronti di altre amministrazioni (e, pare, nemmeno con se stessa…) e dunque rideterminando la percentuale massima applicabile ai bandi fino alla misura del 50%, che in termini pratici corrisponde a circa 1.500 posti rispetto ai 2.400 precedentemente previsti.


Le conseguenze, immediate e concrete, saranno l’impossibilità di garantire il passaggio a tutti coloro che non sono riusciti ad ottenerlo la scorsa tornata, come d’altronde da noi previsto e ribadito in tutte le sedi da oltre un anno, nonché una sorta di obbligo di “ratifica” da parte delle OO.SS. firmatarie, in quanto materialmente non ci sarebbe tempo per definire un nuovo accordo, pena lo slittamento dell’intera procedura al 2018.


Lungi da noi l’idea di fare sciacallaggio sull’intera vicenda, anche perché gli unici che andrebbero materialmente a rimetterci sarebbero i lavoratori, e dunque mai come in questo caso avremmo voluto essere smentiti, anche perché chi resterà nuovamente fuori dalle graduatorie utili, il prossimo anno dovrà ricompetere con le migliaia di dipendenti che rientreranno in “gioco”. Ci limitiamo a ribadire amaramente, in attesa che altre sigle appongano nuovamente una firma “responsabile” per salvare la baracca (responsabilità che, però, stranamente non applicano in altri tavoli ministeriali: forse i lavoratori del MEF sono considerati di serie B…), che questa è l’ennesima dimostrazione che se ci si presenta divisi alle trattative, spesso spinti da motivazioni di bottega che nulla hanno a che fare con gli interessi dei lavoratori, non si si può aspettare che venga fuori qualcosa di buono. Magari adesso qualcuno lo avrà capito?


Convinti più che mai che questo sia il principio da seguire, abbiamo immediatamente chiesto un incontro urgente con l’Amministrazione al fini di trovare, tutti insieme, una soluzione che possa nell’immediato salvaguardare i diritti e le aspettative dei 2.400 colleghi che in questo momento, giustamente, si sentono sulla graticola.



Roma, 18 luglio 2017



                                                                                 Il Coordinamento