Pregiatissimi,
apprendiamo da importanti Organi di Stampa di ieri ( Il Sole 24 Ore e la Repubblica ) che è allo studio una possibile “rottamazione” delle liti fiscali pendenti sulla falsariga di quanto sta avvenendo con le cartelle di Equitalia e ciò con due evidenti finalità:
-
Ridurre drasticamente il contenzioso tributario
-
Garantire alle Casse dello Stato entrate fresche e immediate
Per non farci mancare nulla è allo studio pure la possibilità di elevare la mediazione fiscale dalle attuali 20 mila euro a 50 mila euro del valore delle liti per le quali è ammessa la mediazione appunto e la trasformazione delle attuali Commissioni tributarie in Tribunali tributari con due giudici togati e un laico e per il giudizio di legittimità, l’istituzione di una sezione bis tributaria in Cassazione.
Se queste sono le premesse, pregiatissimi, non possiamo non contestare una operazione che ancora una volta si muove nella direzione sbagliata. Vediamo perché.
Questo, come è noto, è un Paese che vanta una evasione fiscale pari a circa 18 punti di PIL, una cifra ricompresa tra i 250 e 270 mld di euro, per non parlare del Pil sommerso che secondo l’Eurispes si aggira circa sui 540 mld di euro, numeri ben conosciuti dalle S.V. e così non ci dispiacerebbe se l’impegno e lo sforzo della politica tutta e dei suoi massimi rappresentanti al Governo fosse indirizzata a non confezionare altri regali – condoni- mascherati da riforma della Giustizia Tributaria perché di questo si tratta elevando la mediazione fiscale da 20 mila a 50 mila euro.
Non è con la rottamazione che l’etica del buon cittadino che dovrebbe pagare le tasse secondo quanto guadagna – art. 53 della Costituzione – capacità contributiva- sarà salvaguardato, anzi si otterrà l’effetto esattamente contrario e non ci sembra una soluzione proponibile.
E’ certamente condivisibile l’idea di una valorizzazione dell’istituto della mediazione che deve diventare un filtro più efficace, magari affidandolo a soggetti terzi rispetto agli enti impositori che già attuano una importante politica di contraddittorio preventivo, ma ampliando la platea delle controversie suscettibili di essere “mediate”, perché solo questa scelta consentirebbe una reale deflazione del contenzioso, e non aumentando l’importo della mediazione stessa strizzando l’occhio a chi ben sa che se evade può sempre ricorrere alla mediazione e magari pagare un terzo di quanto dovuto allo Stato!
Altro aspetto da valutare è la cancellazione dell’attuale stock di contenziosi tributari, perché ha poco senso parlare di riforma del processo tributario, di aumento della professionalità dei giudici tributari senza giungere appunto ad una severa riduzione di tale contenzioso e per farlo però , anche qui, non si può garantire sempre la strada di una sorta di condono mascherato, bene sarebbe far funzionare a pieno ritmo le attuali commissioni tributarie dotandole di tutto il personale necessario al buon funzionamento cosa che come è noto non succede.
Insomma la direzione di marcia intrapresa se pur mossa dalla legittima volontà di ridurre il contenzioso non deve tradursi in un ennesimo condono e, per finire, quanto alla allocazione di tali organi giurisdizionali, se un altro nodo da sciogliere resta la terzietà dell’organo, questa certo non riguarda il personale amministrativo di supporto ai giudici che può benissimo dipendere dall’attuale Ministero dell’Economia e delle Finanze con ciò non pregiudicando assolutamente il ruolo di terzietà richiesto a tali organi.
Per i Giudici Tributari, di converso, la loro allocazione può tranquillamente essere la Presidenza del Consiglio o lo stesso Ministero della Giustizia così come invocato dallo stesso Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria.
Tanto premesso, la scrivente chiede un incontro con le S.V. al fine di un confronto di merito capace di produrre la migliore scelta circa la proposta avanzata o dovremo dire allo studio e con l’occasione si porgono i migliori saluti
Andrea BORDINI Massimo ZANETTI