In questi giorni abbiamo ricevuto l'informativa inerente la gestione della problematica della Direzione dei Servizi del Tesoro (DST), attualmente ubicata in via Casilina n.3, ed invece di sgombrare ogni minimo ombra di dubbio sulle procedure fatte e da fare, aumenta le perplessità in ordine ai criteri, i tempi e le scelte operate dall’Amministrazione per la individuazione dell’immobile in cui destinare il personale della predetta Direzione.
Innanzitutto, si evidenzia che della documentazione fornita risulta mancante l’intera parte motivata e descrittiva della sentenza n. 13330/2016, con cui il Tribunale ordinario di Roma (sez. VI civile) ha confermato lo sfratto l’assenza di tale documento, nella sua interezza, non consente di ricostruire l’iter logistico seguito nella fase giudiziale. Visto che la sentenza dovrebbe essere pubblica perché nascondere il nucleo del dispositivo?
Emerge, inoltre, dalla relazione illustrativa della Direzione per la razionalizzazione degli immobili, degli acquisti, della logistica e degli affari generali (DRIALAG) che, a seguito della pubblicazione di un avviso pubblico di ricerca, nel mercato privato, di immobili da adibire a sede della DST, l’attuale proprietà (soc. IDEA Fimit) ha presentato domanda nel settembre 2014, con una proposta di affitto ad un canone di locazione di euro 1.950.000,00 euro oltre iva. L’Amministrazione, solo a distanza di oltre un anno dall’offerta di IDEA Fimit (perché attendere tanto tempo?), si adoperava a richiedere all’Agenzia del demanio il prescritto visto di congruità in data 19 novembre 2015, dopo che la Società aveva notificato all’Amministrazione (5 novembre 2015) un’intimazione di sfratto per finita locazione, conclusa poi con la condanna dell’Amministrazione, oltre al rilascio dell’immobile, anche al pagamento di oltre euro 11.000,00 euro di spese legali.
In realtà, dagli atti disposti, l’Amministrazione durante la procedura per la scelta della sede sembra aver essa stessa mutato il proprio orientamento, senza apparente motivazione; infatti, invece di procedere al perfezionamento della fase contrattuale, nel giugno 2015 predisponeva un piano di razionalizzazione dei locali e lo sottoponeva all’esame dell’Agenzia del Demanio. In particolare, il piano prevedeva l’individuazione della sede di via XX Settembre quale struttura idonea all’allocazione di tutto il personale della Direzione.
Da ciò consegue che, a seguito di un nuovo ed inopinato ripensamento e dell’accertata indisponibilità della sede centrale, è stata riavviata nel mese di novembre 2015, la procedura con la richiesta del visto di congruità all’Agenzia del Demanio.
Appare, pertanto, quanto meno insolito che la trattativa si sia interrotta in fase così avanzata e che l’Amministrazione non abbia comunicato formalmente la propria decisione alla stipula assumendo un atteggiamento che sembrerebbe attendista, dittatorio, sleale e scorretto. Difatti, se l’arresto della trattativa fosse stato imputabile alla società, quantomeno il soggetto pubblico avrebbe dovuto contestare, magari con domanda riconvenzionale, una responsabilità precontrattuale, ai senzi dell’art. 1337 c.c., il quale dispone che “ le parti, nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto, devono comportarsi secondo buona fede”.
Pertanto sembrerebbe che, dalla ricostruzione dell'informativa ricevuta, tale responsabilità precontrattuale potrebbe essere imputabile proprio all’Amministrazione, che, con tale atteggiamento, avrebbe provocato l’inevitabile condanna davanti al Giudice ordinario, configurabile quale ipotesi di danno erariale da valutare per dolo o colpa grave innanzi al Giudice contabile.
Sfuggono poi ad ogni logica comprensione per le quali l’Amministrazione non abbia provveduto, in tempi ragionevoli, a richiedere il prescritto parere di congruità, procedendo quindi alla stipula di un contratto locativo la cui eventuale successiva disdetta sarebbe poi sempre stata possibile nei termini previsti dalle disposizioni contrattuali, senza cagionare danni all’Erario.
Il Mistero si infittisce, sarebbe opportuno per chiarire al meglio le cose per il rispetto dovuto ai lavoratori della DST e per l'utenza, un confronto diretto con la società IDEA Fimit o che la stessa su richiesta dell'amministrazione fornisse la propria versione dei fatti.
Ma non tutti sono nelle possibilità di farlo, la UIL è disponibile sempre e su qualsiasi argomento anche perché non ha scheletri nell'armadio.
Roma 24 Luglio 2016
Il Coordinamento