BANDI P.E., LO SPECCHIO SI E’ ROTTO

           

Art. 6: “I dipendenti che presentano la domanda per la partecipazione alla procedura di cui all'art. 1 secondo le modalità di cui al successivo art. 8 manifestano contemporaneamente interesse al percorso formativo cui sono ammessi di diritto.” […] “Il dipendente che non effettui, per qualunque motivo, l'esame finale è escluso dalla procedura.

Tempo fa avemmo modo di scrivere, citando una massima di John Adams, presidente degli Stati Uniti al tempo della rivoluzione americana, che. “I fatti sono ostinati; e qualunque cosa siano i nostri desideri, le nostre inclinazioni, o i dettami della nostra passione, esse non possono alterare lo stato dei fatti e l’evidenza.”

E proprio quei fatti, cioè il contenuto degli articoli dei bandi sulle progressioni economiche pubblicati pochi giorni fa, tolgono validità a qualsiasi tipo di valutazione, interpretazione o anche auspicio che sia differente dal significato letterale delle parole. E le parole confermano incontrovertibilmente ciò che per noi era già molto chiaro subito dopo la chiusura della trattativa con l’Amministrazione: la procedura non sarà altro che un concorso con esame finale, dato che:

  1. Mentre gli altri due criteri selettivi (anzianità e titoli di studio) devono essere posseduti alla data di scadenza del bando, la “formazione” verrà svolta in corso d’opera.
  2. Alla “formazione” potrà accedere solo chi presenta domanda di partecipazione ai bandi, anziché essere comunque garantita a tutto il personale indipendentemente dalla procedura.
  3. Le materie oggetto dei corsi (Diritto Amministrativo, Scienza delle Finanze, Elementi di contabilità, Informatica, Inglese ecc.) non sono evidentemente ancorate alle attività svolte, né differenziate per profilo professionale.
  4. Se per qualsiasi motivo (malattia, infortunio, gravi motivi personali, maternità ecc.) un lavoratore non fosse in grado di svolgere l’esame finale della “formazione”, verrebbe inesorabilmente escluso dall’intera procedura anziché subire una semplice decurtazione del punteggio finale, alla stregua degli altri due criteri.
  5. Nulla è dato sapere sulle modalità di svolgimento dell’esame finale, che verranno esplicitate con successiva circolare, con buona pace di chi era convinto, avallando queste scelte, di potervi mettere bocca.

Riguardo quest’ultimo aspetto, sembrerebbe inoltre che sia in fase di allestimento apposite aule ove verranno svolti gli esami finali, con tanto di sorveglianza a contorno.

Alzi la mano dunque chi non ravvisa ciò che è chiaro e cristallino per chiunque abbia capacità di intendere: invece di una normale procedura per sviluppi economici all’interno delle aree, così come prevista da contratto, è stato partorito un vero e proprio concorso con esame finale, poiché un criterio che doveva essere selettivo e posseduto ad una certa data, alla pari degli altri due, e dunque concorrere in egual misura alla composizione del punteggio finale (fare, appunto, “selezione”) è divenuto esso stesso l’essenza dell’intera procedura, poiché la non partecipazione alla “formazione” comporterà l’esclusione dalla graduatoria, ed il cui punteggio risulterà assolutamente decisivo per determinare le posizioni nella stessa, visto che sono in ballo ben 18 punti, cioè un dato assolutamente sproporzionato rispetto all’anzianità di servizio (corrispondono a circa 10/12 anni) ed ai titoli di studio (a titolo esemplificativo, nell’area II la differenza tra diploma e laurea è di soli 2 punti).

A chi ancora oggi ci accusa di essere ciechi e di mentire al personale, nonché di prestare maggiore attenzione a quello che succede al di fuori del Mef, rispondiamo che probabilmente a guardare troppo l’erba del vicino ci si distrae dal curare il proprio prato, e chi si preoccupa solo di farsi bello presso altre amministrazioni evidentemente ritenute sindacalmente più “gratificanti”, non si accorge del malessere del personale, ormai quasi rassegnato a subire i diktat di chi ne gestisce le sorti, anche in materie come gli sviluppi economici, in cui il parere delle OO.SS. poteva essere fatto valere convintamente ed efficacemente.

Oggi più di ieri siamo convinti che se qualche collega decidesse di impugnare la procedura troverebbe campo fertile, viste le chiare discrasie col dettato normativo e contrattuale, e la responsabilità di un eventuale blocco ricadrebbe su chi ha avallato tutto questo e tenta disperatamente di convincere del contrario, oltre agli altri, forse anche se stesso.

Ma attenzione: a forza di arrampicarvisi, anche gli specchi più resistenti alla fine rischiano di andare in frantumi.

Roma, 26 Maggio 2016                                             Il Coordinamento