RIFORMA GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Onorevoli, FP Cgil, Cisl FP e Uil PA avendo letto la proposta di legge n. 3734 recante delega al Governo per la soppressione delle commissioni tributarie regionali e provinciali e per l’istituzione di sezioni specializzate presso i tribunali ordinari chiedono un incontro alle SS.LL., al fine di rappresentare il proprio contributo di idee, vista l’importanza e l’impatto che tale progetto potrebbe avere qualora venisse approvato. Al fine di agevolare e rendere proficuo il confronto, anticipiamo un documento con alcune prime considerazioni. In attesa di riscontro, cordiali saluti

       FP CGIL                      CISL FP                               UILPA 
  Luciano Boldorini           Paolo BONOMO             Andrea G. BORDINI

FP Cgil, Cisl Fp e Uil PA hanno letto il disegno di legge n. 3734 recante delega al Governo per la soppressione delle commissioni tributarie regionali e provinciali e per l’istituzione di sezioni specializzate presso i tribunali ordinari ed in ordine a tale proposta intendono sottolineare come il progetto di riforma riscontri -a nostro avviso- delle criticità che meritano di essere attentamente valutate. È ormai diffusa la consapevolezza dell’importanza e la conseguente esigenza di un rafforzamento della giustizia tributaria, giurisdizione fondamentale per lo sviluppo economico del Paese e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, nella duplice veste di fruitori di servizi pubblici e soggetti ai tributi. E’ altrettanto vero che tale giurisdizione ha ben operato sotto diversi punti di vista. Nel corso degli ultimi anni è stata smaltita una enorme mole di arretrato e le tempistiche medie di risoluzione del contenzioso tributario sono di circa 18 mesi, tempistiche irrisorie se paragonate ad altre giurisdizioni. Grande merito al raggiungimento di questi obiettivi va dato al personale amministrativo delle commissioni tributarie, lavoratori che negli anni hanno maturato una esperienza specifica in materia tributaria. Disperdere tali professionalità sarebbe grave ed improduttivo, infatti, dalla lettura della proposta di legge non è chiaro in quali termini avverrebbe il passaggio di detti lavoratori al ministero della Giustizia e come verrebbe salvaguardata la professionalità acquisita, nonché le specificità del processo tributario. Un sano riformismo dovrebbe riuscire a coniugare il rinnovamento con le competenze maturate, senza perderne gli elementi positivi in termini di efficienza ed efficacia. A queste brevi considerazioni deve essere adeguatamente valutato: 1) che le commissioni tributarie hanno, non a caso, una storia più che secolare; 2) che, tra il 1968 e il 1970, allorquando la c.d. giurisprudenza “Sandulli” spazzò via dall’ordinamento italiano tutti i giudici speciali, significativamente, nel 1969, “salvò” le Commissioni tributarie, auspicandone la sempre maggiore indipendenza e professionalità (suggerimenti che il legislatore seppure a fatica ha accolto); 3) che il giudice tributario specializzato non è un giudice di una mera obbligazione ma è il giudice del legittimo esercizio di un potere, il potere impositivo. Si richiama, infine, l’attenzione sui costi di tale riforma, al momento le commissioni tributarie operano in strutture, spesso demaniali, proprie del ministero dell’Economia e delle Finanze, la loro soppressione quali oneri porrebbe a carico dello Stato? E con quali effetti in termini di risultati? Pertanto, manifestando perplessità di merito in ordine all’abolizione delle commissioni tributarie per quanto sopra detto, per quanto di più diretta competenza di un sindacato di categoria, si ritiene che in ogni caso deve essere salvaguardato il personale amministrativo che attualmente vi opera, sia in termini di professionalità che in termini economici.

All. n. 1

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