Continuano a pervenirci in questi giorni numerose considerazioni sul recente (ed ormai noto a tutti) accordo sulle progressioni economiche, insieme ad attestati di stima da parte di quei lavoratori, e sono tanti, che hanno condiviso la nostra scelta di non appoggiare quello che appare, e ad oggi ne siamo sempre più convinti, un inaccettabile pastrocchio giuridico al di fuori delle regole.
Accanto a questi messaggi, percepiamo anche molta inquietudine ed incertezza per quello che accadrà nei prossimi mesi quando, qualora l’intesa ottenga il placet dagli organi di controllo e sfoci nel successivo bando di concorso, migliaia di colleghi dovranno sottoporsi a quella sorta di test psico-attitudinale-culturale, di cui ancora adesso non conosciamo gli specifici contenuti in quanto, ad oggi, nessuna documentazione ufficiale è stata fornita ai dipendenti né tantomeno corredata all’accordo e fornita agli organi di controllo, ma che possiamo ben immaginare, considerata anche la circostanza per cui parrebbe che ad alcuni funzionari del Mef sia stata preclusa la possibilità di frequentare determinati corsi presso la SNA, il cui contenuto avrebbe potuto “sovrapporsi” a quelli che formeranno oggetto dei corsi agganciati alla procedura.
Il che, ove ve ne fosse ancora bisogno, fa emergere ancora più chiaramente quale sia l’idea dell’Amministrazione relativa ai bisogni formativi del personale: le materie che dovranno essere studiate avranno come unico scopo quello di fare selezione ai fini della graduatoria finale, e non certo l’accrescimento professionale dei lavoratori, cioè il fine naturale unico ed ultimo cui qualsiasi tipo di formazione, ma quella vera, dovrebbe tendere.
Una cosa deve essere chiara a tutti: il fatto di non aver sottoscritto l’accordo non vuol certo significare che la UIL si ritenga fuori dalla partita, anzi esattamente il contrario. Proprio perché ci rendiamo conto delle difficoltà a cui andranno inevitabilmente incontro i lavoratori, saremo ancora più presenti e vigili nel monitorare le modalità di svolgimento della procedura.
Abbiamo già accennato, nei precedenti comunicati, alle criticità che emergeranno per il semplice fatto che i corsi verranno erogati, come riportato nell’accordo, tra luglio e settembre prossimi. Per cui, escludendo i mesi estivi in cui fisiologicamente ci sarà una partecipazione marginale da parte dei colleghi, dovremo aspettarci uno stallo dell’attività lavorativa degli uffici sia in centro che in periferia in un mese in cui, come è noto a tutti gli addetti ai lavori, l’attività degli uffici stessi risulta particolarmente importante e complessa, per non dire strategica. E siamo certi che i vari dirigenti e responsabili possano permettersi di ridurre così drasticamente le attività quotidiane? E, conseguentemente, si fa peccato a pensare che sovente non sarà consentito al personale, per esigenze d’ufficio ma anche semplicemente per cause “ambientali”, di seguire con la dovuta tranquillità i moduli dei corsi, ricordando che essi debbono necessariamente essere erogati in orario di lavoro?
O ancora: che garanzie si potranno mai avere riguardo un equo svolgimento della prova finale, il cui esito risulterà poi decisivo per la composizione della graduatoria (ci sono in ballo 18 punti, cioè tre volte la differenza tra il minimo ed il massimo previsto per i titoli di studio, altro che ponderazione tra i criteri…), considerati gli infiniti ed indeterminabili contesti in cui potranno tenersi, e che non potranno che falsare i punteggi ottenuti?
Questi ed altri “effetti collaterali” andranno fatalmente ad incidere sul regolare iter dell’intera procedura, il che produrrà determinate conseguenze, che potranno andare dal mancato rispetto della previsione del comma 6, n.3, dell’art.18 del CCNL (formazione garantita a tutti), con il rischio di rendere inutili tutti gli sforzi ed i sacrifici che i colleghi affronteranno, a probabili ricorsi giurisdizionali, sia individuali che collettivi, da parte di coloro che riterranno lesi i loro diritti a causa di un non corretto svolgimento della procedura, a nostro giudizio già di per sé intrisa di irregolarità.
E tutto questo a causa di un accordo pasticciato, arruffone e insensato, che avrebbe potuto essere concordato in modo più logico e razionale semplicemente utilizzando un po’ di buon senso e lungimiranza, ma che alla fine è stato pressoché imposto, anche grazie all’accondiscendenza di qualcuno, per soddisfare interessi che a noi sfuggono, in barba alle reali esigenze e aspettative dei lavoratori.
Lavoratori che, stiano tranquilli, non lasceremo soli.
Accanto a questi messaggi, percepiamo anche molta inquietudine ed incertezza per quello che accadrà nei prossimi mesi quando, qualora l’intesa ottenga il placet dagli organi di controllo e sfoci nel successivo bando di concorso, migliaia di colleghi dovranno sottoporsi a quella sorta di test psico-attitudinale-culturale, di cui ancora adesso non conosciamo gli specifici contenuti in quanto, ad oggi, nessuna documentazione ufficiale è stata fornita ai dipendenti né tantomeno corredata all’accordo e fornita agli organi di controllo, ma che possiamo ben immaginare, considerata anche la circostanza per cui parrebbe che ad alcuni funzionari del Mef sia stata preclusa la possibilità di frequentare determinati corsi presso la SNA, il cui contenuto avrebbe potuto “sovrapporsi” a quelli che formeranno oggetto dei corsi agganciati alla procedura.
Il che, ove ve ne fosse ancora bisogno, fa emergere ancora più chiaramente quale sia l’idea dell’Amministrazione relativa ai bisogni formativi del personale: le materie che dovranno essere studiate avranno come unico scopo quello di fare selezione ai fini della graduatoria finale, e non certo l’accrescimento professionale dei lavoratori, cioè il fine naturale unico ed ultimo cui qualsiasi tipo di formazione, ma quella vera, dovrebbe tendere.
Una cosa deve essere chiara a tutti: il fatto di non aver sottoscritto l’accordo non vuol certo significare che la UIL si ritenga fuori dalla partita, anzi esattamente il contrario. Proprio perché ci rendiamo conto delle difficoltà a cui andranno inevitabilmente incontro i lavoratori, saremo ancora più presenti e vigili nel monitorare le modalità di svolgimento della procedura.
Abbiamo già accennato, nei precedenti comunicati, alle criticità che emergeranno per il semplice fatto che i corsi verranno erogati, come riportato nell’accordo, tra luglio e settembre prossimi. Per cui, escludendo i mesi estivi in cui fisiologicamente ci sarà una partecipazione marginale da parte dei colleghi, dovremo aspettarci uno stallo dell’attività lavorativa degli uffici sia in centro che in periferia in un mese in cui, come è noto a tutti gli addetti ai lavori, l’attività degli uffici stessi risulta particolarmente importante e complessa, per non dire strategica. E siamo certi che i vari dirigenti e responsabili possano permettersi di ridurre così drasticamente le attività quotidiane? E, conseguentemente, si fa peccato a pensare che sovente non sarà consentito al personale, per esigenze d’ufficio ma anche semplicemente per cause “ambientali”, di seguire con la dovuta tranquillità i moduli dei corsi, ricordando che essi debbono necessariamente essere erogati in orario di lavoro?
O ancora: che garanzie si potranno mai avere riguardo un equo svolgimento della prova finale, il cui esito risulterà poi decisivo per la composizione della graduatoria (ci sono in ballo 18 punti, cioè tre volte la differenza tra il minimo ed il massimo previsto per i titoli di studio, altro che ponderazione tra i criteri…), considerati gli infiniti ed indeterminabili contesti in cui potranno tenersi, e che non potranno che falsare i punteggi ottenuti?
Questi ed altri “effetti collaterali” andranno fatalmente ad incidere sul regolare iter dell’intera procedura, il che produrrà determinate conseguenze, che potranno andare dal mancato rispetto della previsione del comma 6, n.3, dell’art.18 del CCNL (formazione garantita a tutti), con il rischio di rendere inutili tutti gli sforzi ed i sacrifici che i colleghi affronteranno, a probabili ricorsi giurisdizionali, sia individuali che collettivi, da parte di coloro che riterranno lesi i loro diritti a causa di un non corretto svolgimento della procedura, a nostro giudizio già di per sé intrisa di irregolarità.
E tutto questo a causa di un accordo pasticciato, arruffone e insensato, che avrebbe potuto essere concordato in modo più logico e razionale semplicemente utilizzando un po’ di buon senso e lungimiranza, ma che alla fine è stato pressoché imposto, anche grazie all’accondiscendenza di qualcuno, per soddisfare interessi che a noi sfuggono, in barba alle reali esigenze e aspettative dei lavoratori.
Lavoratori che, stiano tranquilli, non lasceremo soli.
Roma, 7 aprile 2016 Il Coordinamento