RTS: CANDIDATI RSU

Il dado è stato tratto: dal 2 febbraio dieci province, dieci territori, dieci comunità sono state “scippate” di un insostituibile punto di riferimento tra cittadini e Stato. Alla fine, in nome dell’ormai famigerata spending review, ha avuto puntuale applicazione l’avversato, insensato ed inspiegabile provvedimento di soppressione di dieci Ragionerie Territoriali dello Stato, che a fronte di un presunto risparmio, che in ogni caso sarà irrisorio, produrrà danni incalcolabili per l’efficienza della cosa pubblica, ma soprattutto per la gente comune.
È infatti incontestabile l’insostituibilità delle funzioni svolte dalle RTS, sia in tema di controllo di regolarità amministrativo-contabile di tutte le Amministrazioni Pubbliche locali ai fini del rispetto dei limiti di spesa imposti delle leggi di bilancio e di stabilità, sia in tema di gestione delle spese fisse, dagli stipendi di dipendenti pubblici e di insegnanti alle pensioni di guerra e tabellari, correttamente e puntualmente elargiti da oltre un secolo.
Ma aldilà delle funzioni amministrative svolte, il vero abominio è rappresentato dal privare le persone del contatto con gli uffici e con i dipendenti delle RTS che, con la loro professionalità ma soprattutto disponibilità ed umanità, contribuivano a mantenere un filo diretto tra Stato e cittadini, aiutando e non poco a ridurre quella distanza che si è inesorabilmente creata tra istituzioni e popolo, anche a seguito di provvedimenti del genere, che hanno costretto decine di dipendenti del MEF ad abbandonare l’Amministrazione in cui sono cresciuti e si sono formati, e che costringeranno centinaia di migliaia di cittadini, molti dei quali residenti in zone che già vedono una situazione di forte disagio economico-sociale, nonché logistico, a trasferte chilometriche per rivolgersi ad uffici ulteriormente ingolfati di lavoro.
Tutto ciò costituisce un campanello d’allarme preoccupante, poiché da qui si intravede un tentativo di spoliazione dei territori con l’obiettivo, neanche tanto celato, di massiccia e capillare esternalizzazione dei servizi pubblici, con evidente e prevedibile spreco di risorse pubbliche e, ne siamo certi, impoverimento di professionalità ed efficienza.
È indubbiamente questo, dunque, il momento di serrare le fila a difesa della nostra identità, dei nostri diritti di lavoratori e di cittadini, consci di essere, probabilmente, i più accaniti difensori del bene pubblico e dello Stato nella sua “vera” accezione.