Buona sera,
a tutti i delegati ed i presenti di questa prima assemblea della storia del coordinamento nazionale della UILPA-MEF.
Prima di entrare in merito alle problematiche inerenti il Dicastero che rappresentiamo, abbiamo il dovere come dipendenti e rappresentanti, anche, del Pubblico Impiego di dare le nostre indicazioni e considerazioni in merito alle manovre che hanno colpito e discriminato negli ultimi anni la nostra categoria.
Uno dei temi che ha avuto maggiore risalto dai talk-show e dalle testate giornalistiche, interessati ormai più alle notizie di gossip che all’informazione ed alla mercé dei partiti politici che li finanziano, è la revisione della spesa pubblica o meglio detta spending review, presentata alla collettività come la salvezza dei conti dello Stato, del Pubblico Impiego e della crisi economica.
Niente di più falso, infatti, la stessa avrebbe dovuto determinare una riduzione capillare degli sprechi, ed invece ha portato esclusivamente tagli lineari alla spesa pubblica che di fatto hanno ridotto i servizi pubblici e le prestazioni essenziali rivolte alle categorie più bisognose.
Questo provvedimento sanziona il lavoratore pubblico, sia come cittadino che usufruisce dei servizi e sia come dipendente al quale vengono sottratti alcuni diritti di impiegato.
Ma oltre alla spending review sono stati adottati, a danno della categoria dei lavoratori del pubblico impiego, altri provvedimenti ai quali dobbiamo trovare urgentemente una soluzione:
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Il blocco del turnover che non ha diminuito la spesa pubblica ma che ha reso impossibile nuove assunzioni impedendo una rotazione generazionale. Una politica, che a parole vorrebbe garantire il ricambio ed invece ha portato la disoccupazione giovanile ad una cifra superiore del 40%, si parla di un’assunzione ogni 10 pensionamenti.
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La riduzione del 50% delle risorse per la formazione, e poi si chiede al personale sempre più professionalità e competenza nei confronti della resa nei servizi al cittadino.
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La sospensione delle progressioni economiche, che comunque non avrebbero apportato, anche se effettuate, nessun aggravio al bilancio dello Stato perché finanziate dai vari fondi destinati al personale.
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L’appiattimento professionale, voluto dalla stessa autorità politica che prima sfrutta le competenze acquisite dal dipendente sul posto di lavoro, ma al momento in cui bisogna riconoscerne la professionalità la stessa viene disconosciuta. Infatti, nei concorsi pubblici indetti per le aree non esiste la riserva dei posti o un punteggio particolare per coloro che da anni si impegnano per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’Amministrazione o dal politico di turno.
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Il mancato rinnovo contrattuale dal 2009 che crea così un’altra categoria in difficoltà economica, in quanto il potere di acquisto dello stipendio dei pubblici dipendenti è diminuito del circa il 30%.
I provvedimenti sopra citati, che sanzionano ogni giorno il lavoro del dipendente pubblico, sono già applicati da svariati anni, ma non hanno apportato nessun beneficio ne alla Pubblica Amministrazione ne ai cittadini, tanto è vero che ancora oggi si parla di crisi, di rilancio dell’economia e di riorganizzazione del Pubblico impiego. Per questo motivo, a nostro avviso, sono altri gli accorgimenti fondamentali e seri da prendere, e per fare un esempio potremmo citare la vera riforma della Pubblica Amministrazione. Un riordino che non può essere fatto con atti unilaterali da parte dell’autorità politica ma che deve nascere da una condivisione con i rappresentanti delle parti sociali, intese come associazioni dei lavoratori, dei cittadini e dei consumatori, ricordando che il dibattito permette di evidenziare le necessità di tutte le categorie e che lo stesso è espressione di democrazia. Qualcuno, precedentemente, aveva provato con un piccolo decreto, il cosiddetto “de-cretino”, a modificare da solo il pubblico impiego, ma tutti, sia operatori che chi ha usufruito dei servizi, ne conoscono i risultati negativi e devastanti.
Attualmente l’autorità politica non gode di credibilità e pertanto non vuole, e non può avere nessun confronto perché con esso verrebbero messe in evidenza le carenze delle riforme fino ad oggi da loro apportate in modo autonomo, perché si ha paura del vero cambiamento della Pubblica Amministrazione, che se funzionasse al pieno delle sue potenzialità non permetterebbe di etichettare il pubblico dipendente “fannullone” lanciandolo in pasto all’opinione pubblica, e perché le restrizioni al pubblico impiego anche se non creano nessun vantaggio generano consenso politico.
Ribadiamo che è arrivato il momento dell’effettiva riorganizzazione che rilancia la Pubblica Amministrazione, noi siamo pronti ad affrontare questo progetto che deve dare risposte alle esigenze della collettività e dei lavoratori direttamente coinvolti, e che deve produrre risparmio economico in termini reali alle imprese che capitalizzano in questo Paese. Per fare questo è necessario adeguare i servizi e semplificare la burocrazia del pubblico impiego attraverso gli investimenti nel settore e non con i tagli, perché spesso diminuzione della spesa non significa risparmio.
La Pubblica Amministrazione non può essere e non deve essere lo sfogo mediatico della politica, siamo orgogliosi di essere dipendenti pubblici e chiunque pensa di smantellare il Pubblico Impiego dovrà affrontare una lunga e tenace battaglia.
Sottolineiamo, anche, che i veri costi non sono i dipendenti che producono un ritorno in termini di servizi, ma sono tutti quegli enti, le società partecipate e le consulenze che costituiscono solo poltrone e che sono improduttive di prestazioni per lo Stato Paese.
Noi non abbiamo e non dobbiamo avere nessuna appartenenza politica, il nostro unico colore deve corrispondere a quello dei diritti del dipendente, siamo disponibili al dialogo ed al confronto se questo può servire per raggiungere il miglior risultato nel più breve tempo possibile a favore del lavoratore e della collettività, e il nostro interlocutore dovrà essere quel soggetto che ha come unico interesse l’avanzamento e il rilancio del welfare pubblico.
In questa campagna contro il pubblico dipendente anche il nostro Dicastero è stato vittima di alcuni provvedimenti, e le problematiche che destano maggiore preoccupazione tra i dipendenti sono:
La Riorganizzazione – è da svariati anni che il nostro coordinamento con un’azione congiunta confederale manifesta l’importanza fondamentale e la centralità del territorio. Infatti, il progetto presentato all’autorità politica ribadisce il nostro dissenso alla chiusura delle sedi, rivendicando, dove non presiede la figura del dirigente, la designazione delle Posizioni Organizzative. Questa operazione garantirebbe la classe dirigente, evitando gli interim, e nel contempo permetterebbe di rilanciare le capacità acquisite dei funzionari riducendo anche alcuni costi a carico del bilancio dello Stato.
Il ruolo delle Ragionerie Territoriali dello Stato, comunque, non può e non deve limitarsi all’erogazione dei servizi stipendiali e dei visti preventivi e successivi ma deve impiegare la propria professionalità eccelsa per i controlli della spesa di tutti gli enti pubblici. Ma quale migliore competenza di revisore se non quella della Ragioneria?
In ogni caso restiamo in attesa di un regolamento che riorganizzi e rilanci gli uffici. Un provvedimento che dovrà, a nostro avviso, tenere conto di alcuni fattori come la necessaria esistenza delle sedi territoriali in termini di servizi, i carichi di lavoro e lo spirito di sacrificio dei colleghi, che in questi anni hanno avuto l’onere di garantire tutti gli obiettivi, nonostante che il 50% del personale sia transitato in mobilità in altri enti a causa della chiusura delle pre-esistenti Direzioni Territoriali dello Stato, operazione voluta dall’autorità politica.
Contributo unificato: Il decreto relativo alle somme del contributo unificato sembrerebbe, da informazioni informali, che ancora oggi sia ad una fase embrionale.
Le somme derivanti dal contributo dovrebbero essere erogate, almeno così prevede la legge di riferimento, alle cosiddette “Commissioni Virtuose”, ma la normativa vigente considera che i criteri di distribuzione siano stabiliti da un accordo tra le OO.SS. e il rappresentante dell’Amministrazione. Sottolineiamo che i principi su cui si deve basare l’accordo deve tenere conto che la quantità dei ricorsi inseriti in udienza sono stabiliti dal Presidente della sezione e non dal personale amministrativo, e che la cifra totale si è ottenuta dalla partecipazione di tutti gli uffici territoriali Tributari. Pertanto, nel rispetto delle norme, siamo disponibili a firmare nel caso in cui una percentuale sarà riservata per remunerare tutto il personale delle Commissioni Tributarie.
Rotazione dei segretari di sezione:A seguito dell’emanazione del piano triennale di prevenzione della corruzione (triennio 2014-2016) la Direzione Generale della Giustizia Tributaria ha provveduto con una Direttiva ad impartire una lunga serie di provvedimenti per le Commissioni Tributarie, con lo scopo di “annullare” o comunque rendere minime le possibilità che all’interno di tali organi giurisdizionali avvengano casi di corruzione. Bisogna sottolineare che quest’ultimi sono rarissimi, e che i segretari di sezione difficilmente possono commettere atti impropri se non in “partecipazione” con il Collegio Giudicante e con i professionisti. La Direzione nonostante queste premesse, ha ritenuto opportuno coinvolgere il personale in una rotazione pensando che questa fosse la terapia di tutti i mali. Noi, invece, riteniamo che compito di una buona Amministrazione sia quello di tutelare i propri Dipendenti, e quindi in questo caso si sarebbero dovute trovare misure, anche con strumenti informatici, atte a ridurre al minimo le possibilità di diventare corrotti, corruttori e corruttibili.
Confermiamo di non essere contrari ai cambiamenti che determinano miglioramenti e rendono più trasparente la Pubblica Amministrazione, ma non condividiamo forme di intervento che colpiscono esclusivamente il personale e che risultano, a nostro avviso, inefficaci alla risoluzione del problema.
Pertanto, chiediamo che il provvedimento venga rivisitato e che abbia gli elementi in grado di tenere congiuntamente servizio e funzione, e questo si può ottenere solamente con il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali Territoriali.
Incarichi dei direttori:Il 22 ottobre 2013 a tutti gli uffici delle Commissioni Tributarie Provinciali è giunta la determina inerente l’assegnazione degli incarichi di direzione. In precedenza, ad un documento apparentemente simile avevamo posto una forte resistenza, tanto da interrompere qualsiasi tipo di relazioni sindacali. La lotta aveva consentito il blocco del provvedimento, ed aveva portato, prima della sua emanazione, sostanziali e non trascurabili modifiche, infatti:
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non appare più l’esigenza di attuare le norme in materia di lotta alla corruzione;
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prevede espressamente la possibilità di rinnovo dell’incarico, disciplinando la relativa procedura;
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detta le condizioni di revoca dell’incarico prima della scadenza stabilita garantendo all’interessato il diritto di difendersi e di farsi assistere già in sede amministrativa;
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offre maggiori garanzie e pure implicite indicazioni sulla destinazione dei direttori non confermati nell’incarico.
A nostro avviso, comunque, il documento è ancora incompleto perché mancano degli elementi che riteniamo essenziali come:
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la stipula di un’assicurazione per la copertura dei rischi professionali a cui sono stati, e saranno esposti i Direttori delle Commissioni Tributarie Provinciali;
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il riconoscimento di un’indennità di posizione proporzionale al carico di responsabilità.
Sicuramente la prima stesura andava verso una strada sbagliata e non condivisa che abbiamo ricondotto in un’altra direzione. Adesso dobbiamo fare in modo, a tutela degli interessi del personale coinvolto, che anche questi due ultimi punti facciano parte integrante della determina.
Legge delega:il Consiglio di Presidenza di Giustizia Tributaria ha chiesto una modifica all’art. 10 della legge delega al Governo n° 23/2014 che apporta disposizioni per un sistema più equo, trasparente ed orientato alla crescita.
Per quanto di nostra competenza, non siamo riusciti a rilevare nessuna attinenza tra la richiesta avanzata e il contenuto dei principi del provvedimento.
Possiamo aggiungere che questo tipo di trasformazione comporterebbe che:
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le commissioni tributarie non risulterebbero parti terze rispetto al giudizio, infatti con l’attuale assetto organizzativo, cioè all’interno del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si impedisce alla parte resistente non costituita di accedere alla banca dati del contenzioso, ponendola in posizione di parità con il ricorrente.
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la Governance passerebbe in capo ai Signori Giudici e questo non è possibile, il personale deve rispondere del suo operato ad un Direttore Amministrativo in modo da garantire una fattiva collaborazione e quindi impedire qualsiasi tipo di assoggettamento.
Con questo tentativo, in merito al quale abbiamo espresso il nostro dissenso nelle sedi opportune, si vuole ledere soltanto, senza apportare nessuna miglioria lavorativa, all’autonomia della magistratura tributaria giudicante che al contrario dovrebbe essere il vero principio fondamentale da tutelare.
Concludo con un riferimento al nuovo statuto UILPA, perché in più occasioni è stato chiesto come e cosa cambieremo nel coordinamento. La risposta è molto semplice, formalmente tanto ma sostanzialmente niente, perché questo è un gruppo di quadri sindacali che ha come unico interesse la tutela dei diritti dei lavoratori.
Tuttavia per portare a compimento la nostra missione, dobbiamo essere in grado di cambiare con il modificare dei bisogni dei dipendenti, perché siamo gli unici soggetti, inteso come Organizzazioni Sindacali in generale, che possiamo soddisfare, non con le promesse ma con i fatti, le esigenze collettive.
La strada da compiere è molto lunga ed insidiosa, il dipendente che pensa di essere in grado di tutelare i diritti comuni e sociali senza una rappresentanza, perché crede che questa sia inutile e inconsistente, pecca di ingenuità ma è nostro compito dimostrarlo.
Noi siamo l’ultimo baluardo a difesa dei lavoratori e possiamo garantire che, nonostante i provvedimenti che l’autorità politica vorrebbe attuare nei nostri confronti per smantellarci, non faremo sconti a quei soggetti che si frappongono, come ostacolo, al raggiungimento del benessere del personale del Dicastero che rappresentiamo, e del Pubblico Impiego.
Sono sicuro che il coordinamento UILPA-MEF, grazie alla capacità, alla preparazione e la professionalità dei propri quadri sindacali, può raggiungere, anche da solo, tutti gli obiettivi prefissati, ma sono altrettanto convinto che condividere gli intenti e proseguire unitariamente con le Organizzazioni Sindacali Confederali significa avere più influenza e raggiungere prima la meta, perché insieme siamo una grande forza.
È un onore rappresentare questo coordinamento che oggi, grazie al lavoro di tutti voi, è il primo sindacato in termini di iscritti e di consensi RSU all’interno del Ministero dell’Economia e Finanze. Esprimo la mia massima riconoscenza a tutto il gruppo dirigente sindacale, nessuno escluso, che è sempre disponibile al sacrificio, e che ogni giorno dimostra il suo impegno sul posto di lavoro in prima persona, per garantire dignità al lavoratore. Allo stesso modo manifesto la mia gratitudine a tutto il personale che ha reso possibile questo traguardo, e che pertanto ha fiducia nella nostra condotta, nella nostra trasparenza e nel nostro modo di agire.
Grazie ancora e buon lavoro a tutti.
Tivoli, 21 giugno 2014 Il Coordinatore Generale
BORDINI Andrea G.
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