L'articolo 21 del decreto legge "salva Italia" prevede, tra l'altro, la soppressione dell'INPDAP, che viene inglobato nell'INPS. La norma prevede che i dipendenti dell'INPDAP transitino all'INPS, con inevitabili ripercussioni negative per il personale in soprannumero.
Da notare che al comma 5 la disposizione prevede che i posti dei dirigenti generali componenti del collegio sindacale dell'INPDAP, fuori ruolo istituzionali di MEF e Ministero del Lavoro, non vengano soppressi ma vadano ad incrementare le dotazioni organiche dei dirigenti di I fascia dei predetti Dicasteri, nell'ambito dei quali vanno a configurarsi come incarichi di consulenza, studio e ricerca. Quanto precede reitera una disposizione del D.L. n. 78/2010, che prevedeva analoga sorte per i posti di dirigente generale dei componenti del collegio sindacale del soppresso IPSEMA.
Risultato? Con le due disposizioni vengono in realtà incrementate le dotazioni organiche di MEF e Ministero del Lavoro di complessivi 10 posti di dirigente di I fascia, annullando di fatto gli interventi di razionalizzazione e di riduzione della spesa, già previsti dall'art. 1, comma 404, della legge n. 296/2006 e dell'art. 74 del D.L. n. 112/2008. Lo sanno i nostri politici che se questi posti venissero soppressi, come i collegi da cui provengono, si determinerebbe un risparmio di spesa pari all'ammontare complessivo dei trattamenti economici di ben 10 direttori generali? Come si concilia tale intento con l'obiettivo di riduzione della spesa e degli uffici dirigenziali previsti dalle disposizioni del 2006 e del 2008, cui hanno dovuto adeguarsi tutti i Ministeri?
MEF e Ministero del Lavoro si sono ridotti i posti e se ne sono riappropriati con due “normette” passate inosservate (e bollate dalla Ragioneria Generale dello Stato).
I risparmi di spesa che si sarebbero potuti conseguire con la soppressione dei posti dei collegi soppressi non avrebbero potuto contribuire agli obiettivi della manovra finanziaria attuale? Dove è il rigore? La cosa grave è che circa 600 dipendenti saranno messi in mobilità, mentre per i dirigenti di I fascia (un’altra casta) è stata trovata subito una soluzione. Come vedete cambiano i Governi ma la storia no, a pagare sono sempre gli stessi, cioè tutti quelli che per 1.000 euro al mese servono umilmente il proprio Paese.
Chiediamo a questo punto pari dignità anche per gli stessi lavoratori, incrementando le dotazioni organiche MEF ed inserendo gli stessi nel ruolo del Dicastero.
Roma, 21 dicembre 2011 Il Coordinatore Generale
(BORDINI Andrea G.)