DIRIGENZA MEF. DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Alla fine dello scorso anno abbiamo, come di consueto, fatto un bilancio dello stato dell’arte sulle varie questioni aperte. Nel frattempo, la realtà corre veloce e lascia poco spazio per programmare il futuro a chi è ancora impegnato a risolvere le questioni passate.

Non è superfluo ricordare ciò che nel passato si sarebbe dovuto fare ma che non è stato ancora realizzato. Stiamo parlando della riorganizzazione del MEF. Della riforma del Ministero non si hanno notizie.

A che punto sono i DM di riorganizzazione? 

Da ormai più di un anno siamo in attesa dei decreti al fine di poter valutare concretamente quali impatti la rimodulazione delle competenze degli uffici avrà sui titolari degli stessi. Abbiamo ricordato più volte come il riassetto ordinamentale dei dipartimenti sia un passaggio ineludibile per poter procedere a sanare le situazioni di iniquità attualmente esistenti nella pesatura degli uffici. I colleghi aspettano da troppo tempo che si ponga rimedio a tale situazione, la cui criticità è stata peraltro riconosciuta anche dall’Amministrazione.

Nel frattempo, in una lettera inviata a tutte le Amministrazioni, il Ministro della F.P. sottolinea come “la realizzazione degli obiettivi, e quindi la corresponsione degli istituti retributivi a questi collegata, debba essere effettiva” e come gli “obiettivi debbano essere assegnati entro il mese di febbraio…affinché il personale abbia modo e tempo di predisporre gli strumenti organizzativi che ritiene necessari per il loro conseguimento”.

È di tutta evidenza lo scollamento tra le tempistiche con cui agiscono i vertici e quelle che vengono invece imposte alla dirigenza e al personale.

Come detto, presente e futuro vanno a braccetto. Partiamo da quella che sarà la situazione della dirigenza nel medio periodo. Come s’intende far fronte ai pensionamenti previsti in numero non indifferente nei prossimi anni?

Gli undici posti messi a disposizione del corso concorso SNA non sono lontanamente sufficienti a coprire le carenze esistenti e quelle che si produrranno.

Perché non si sfruttano le graduatorie dei concorsi già effettuati, attingendo agli idonei? Cosa si aspetta ancora?

Ricordiamo che esistono strutture del Ministero dove la percentuale di posizioni dirigenziali vacanti è notevole e tale situazione, in assenza di correttivi e alla luce dei collocamenti a riposo, può solo aggravarsi nei prossimi anni.

E ancora: perché non potenziare il lavoro agile per tutte quelle attività e funzioni che sono di tutta evidenza smartabili? Parliamo di quelle funzioni in cui non si ha personale alle proprie dipendenze e il lavoro viene svolto in autonomia sulla base delle direttive ricevute.

Perché si preferisce invece limitare tale istituto in assenza di motivazioni razionali?

Perché l’Amministrazione non sfrutta al massimo le potenzialità del co-working?

Sia i dati sulla sperimentazione del co-working che quelli, ormai consolidati, sul lavoro agile, dimostrano come tali istituti vadano potenziati e allargati piuttosto che ostacolati. D’altra parte, è ciò che stanno facendo tutte le multinazionali e le grandi aziende di servizi private, ivi incluse quelle partecipate dal MEF.

Prendiamo atto che il settore privato diviene benchmark solo quando ciò è utile a limitare le opportunità del personale.

Infine, torniamo sugli istituti retributivi.

È probabile che la discussione sulle risorse della contrattazione integrativa avverrà alla fine dell’anno. Ci auguriamo che l’Amministrazione non si presenti al tavolo con la consueta bozza di un accordo “prendere o lasciare”, ma che vengano invece tenute in considerazione le osservazioni e le eventuali proposte dei rappresentanti della dirigenza. In parole povere: una vera contrattazione e non una raccolta di firme.

Giova ricordare in quale contesto si collocherà la discussione:

  • con un contratto collettivo scaduto il 31 dicembre 2021;
  • con un rinnovo per il triennio precedente avvenuto ex-post e che non ha, se non in minima misura, compensato la perdita di potere d’acquisto;
  • con un indice generale dei prezzi al consumo del +8,1% nel 2022 e del + 5,4% nel 2023.

Non c’è bisogno di essere il Governatore della Banca d’Italia per capire che, se si vogliono rilanciare i consumi e il PIL, bisogna far salire le retribuzioni.

La dinamica del contratto collettivo è ovviamente al di fuori della disponibilità di questa Amministrazione, ma proprio alla luce del contesto generale, chiediamo, anzi torniamo a chiedere, al MEF che non vengano diminuite bensì potenziate le risorse destinate alla retribuzione accessoria della dirigenza, attraverso l’adozione d’interventi idonei a compensare eventuali eccessi nel conferimento d’incarichi a personale esterno.

La summenzionata dinamica dei prezzi non è ininfluente nemmeno rispetto ai disagi a cui è da anni sottoposta la dirigenza incaricata di funzioni ispettive del MEF. Differentemente dai corpi ispettivi delle altre amministrazioni, al nostro continua ad applicarsi il disposto dell’art. 1, comma 213 della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Sappiamo che i vertici dell’Amministrazione sono consapevoli delle difficoltà e condividono la proposta di un superamento di tali inique disposizioni, eppure ancora nulla è stato fatto.

Auspichiamo che alle parole seguano i fatti e che le aspettative dei colleghi non vengano nuovamente deluse.

Roma, 19 marzo 2024

Il Coordinatore Generale                       Il Responsabile Nazionale Dirigenti

  f.to Andrea G. Bordini                                       f.to Boris Virili

 

 

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