Largo Santa Susanna: è inutile bussare qui….

Stiamo costantemente monitorando se e come l’Amministrazione stia cercando di risolvere le problematiche che si sono presentate nella nuova sede, in materia di sicurezza, di salute e di benessere organizzativo dei lavoratori.

Sicuramente il trasferimento del personale in una sede work in progress è stato frettoloso e avventato, dato che alcuni interventi sui quali l’Amministrazione aveva fornito assicurazioni, avrebbero dovuto essere approntati preventivamente.

Giova rammentare che all’inizio di gennaio il DAG ha comunicato alle Organizzazioni Sindacali quanto segue: “Questa Amministrazione in data 22 dicembre 2023 ha preso in consegna il complesso immobiliare di Largo S. Susanna, “... e ha completato le attività logistiche propedeutiche all’utilizzo e alla gestione della sede medesima ... Si assicura l’adozione di tutte le necessarie misure di tutela e sicurezza per garantire il graduale trasferimento delle strutture, prestando attenzione e assistenza alle esigenze del personale....

Ci riserviamo di formulare più compiutamente i nostri giudizi dopo che si saranno espressi i competenti attori della sicurezza, il medico competente e il RSPP di sede, di fresca nomina (ma non ci si poteva pensare per tempo? Ma non era tutto pronto?). Ma poiché siamo costantemente presenti a fianco di chi opera nella sede in questione, non possiamo esimerci dal segnalare quello che riscontriamo giornalmente coi nostri occhi e non per sentito dire.

Ci chiediamo perché si sia utilizzata la moquette per i pavimenti e, conseguentemente, chiediamo agli attori preposti alla sicurezza di valutare in modo ponderato cosa comporterà l’aver utilizzato tale pavimentazione invece di altre tipologie più appropriate e meno problematiche in termini di allergie, igiene, ecc.. Insomma, un tuffo negli anni ‘70/’80, peraltro non del tutto riuscito perché manca la carta da parati a rombi sulle pareti.  Tale pavimentazione ha ottenuto l’approvazione da parte degli idonei enti certificatori abilitati? Se questo rivestimento presenta buone capacità d’isolamento termico e acustico, è tuttavia idoneo a divenire ricettacolo di acari e batteri. Sempre rinviando alle valutazioni dei competenti addetti alla sicurezza dei lavoratori, segnaliamo sin d’ora che la moquette dovrà essere pulita e igienizzata a fondo con un lavaggio adeguato, con l’utilizzo di tecniche professionali, con l’ausilio di macchinari professionali adeguati e con prodotti specifici, delicati e rispettosi dei soggetti allergici e dell’ambiente. Le prime segnalazioni di disagio da parte di lavoratori con patologie allergiche sono già arrivate alla UIL.

Ma, visto l’azzardo di tale scelta, ci chiediamo: quale tipo di pulizie e di trattamenti specifici, igienizzanti e performanti si è pensato di adottare a tutela del personale? Con quale cadenza temporale verranno effettuate? I lavoratori vogliono risposte immediate.

Altra importante questione è rappresentata dalla collocazione del personale dirigente e non dirigente in locali open space; in alcuni casi sono stati collocati otto dipendenti in sedici metri quadri. Tale decisione porta a un peggioramento delle condizioni lavorative; è pertanto necessario adoperarsi per migliorare le aree di lavoro principali e gli ambienti e per risolvere alcune criticità nelle postazioni di alcuni lavoratori già emerse e da noi segnalate. La mancata risoluzione di alcune problematiche conseguenti alle scelte organizzative effettuate può determinare un’acutizzazione delle condizioni lavorative in termini di: mancanza di privacy visiva e acustica, mancanza di concentrazione, difficoltà di adattamento a un’unica situazione climatica, maggiore veicolazione di virus e aumento dello stress lavorativo. Cosa si intende fare in tal senso?

Non esiste un adeguato servizio di portineria. I dipendenti in servizio presso la sede non possono autorizzare alcun accesso: abbiamo assistito a scene di figli di dipendenti cui è stato impedito l’accesso alla sede; colleghi che non hanno potuto far entrare personale (regolarmente munito di documento d’identità) di altri ministeri. Insomma, come cantava qualcuno: inutile bussare qui, non vi aprirà nessuno.

L’impianto di ventilazione meccanica controllata sarà da valutare e, soprattutto a pieno organico, occorrerà ridurne la rumorosità e ovviare agli inconvenienti che il personale riscontrerà, in particolar modo nell’area open space.

Aspettiamo anche che sia attivato il piano di emergenza, istituita una proporzionata squadra di emergenza nonché che si posizionino le cassette di pronto soccorso, in aderenza alla normativa vigente.

Ci è sembrato un azzardo non posizionare alcun defibrillatore nella struttura. Riteniamo, pertanto, opportuna l’installazione di defibrillatori tenendo conto del numero del personale e della superficie della sede nonché individuando i soggetti responsabili del corretto funzionamento degli stessi.

Riteniamo incredibile che si sia autorizzato lo spostamento del personale in assenza di tali minimi requisiti di sicurezza. Prima ancora delle norme sarebbe dovuto bastare il buon senso!

E che dire della mancanza di qualsiasi genere di conforto, ad esempio della disponibilità di acqua da bere? Da due settimane chiediamo con insistenza l’istallazione in ciascun piano della sede di distributori automatici di caffè, bevande e snack nonché di acqua a colonnina. Non si può pensare a pochi distributori. E qualora sia possibile occorrerà valutare l’attivazione di un’area di bar ristorazione.

Anche in questo caso, nonostante le assicurazioni fornite dall’Amministrazione, nulla accade. I lavoratori chiedono acqua, non champagne!

Ribadiamo che tutti questi interventi, propedeutici all’agibilità lavorativa di una sede, avrebbero dovuto essere eseguiti in anticipo rispetto al trasferimento del personale. Abbiamo dato credito alle rassicurazioni fornite in tal senso dall’Amministrazione per sei mesi. Ora la pazienza sta finendo.

Noi e il personale vogliamo delle risposte immediate e siamo pronti a dare i giusti suggerimenti al fine di rendere la sede in questione maggiormente vivibile a livello lavorativo e rispondente alla normativa vigente in termini di sicurezza, salute e benessere.

In attesa che vengano definite e risolte tutte le problematiche sopra evidenziate, chiediamo che i lavoratori in servizio presso la sede possano temporaneamente beneficiare di “tempi tecnici” e che vengano incrementate le giornate di smart working a disposizione, in modo da alleviare gli attuali disagi.

Roma, 2 febbraio 2024 

                                                Il Coordinamento

 

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