“Non ci sono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci” diceva Napoleone Bonaparte e questo ci sembra esattamente quanto emerge dalla narrazione di un Funzionario/Direttore della CTP.
Tra poco vi racconteremo di come la realtà superi di gran lunga la fantasia e di come un collega capace e che per anni ha diretto la CTP, anche in condizioni estreme (terremoto) oggi debba scontare una decisione alquanto assurda o dovremo dire insensata da parte del dirigente della DP del DAG.
Infatti, dovrà restituire i soldi riscossi per l’indennità di direzione relativi al biennio 2019 e non percepirà l’indennità relativa al 2020 perché, pur avendo svolto tale incarico a tutti gli effetti, è ancora mancante della nomina a Direttore che tarda ad essere notificata dallo stesso ufficio (attesa di circa 12 mesi), in quanto il collega è risultato primo in graduatoria all’interpello posto per ricoprire quel ruolo.
Inoltre, segnaliamo che il Funzionario per 9 anni aveva già ricoperto tale ruolo e per una regola assurda, mascherata dalla rotazione prevista dalla legge dell’anticorruzione, voluta dall’amministrazione (chi sa per quale ideologia) ma non necessaria non ha potuto partecipare al primo interpello ma avrebbe dovuto aspettare il secondo qualora la precedente procedura fosse andata con fumata nera, cioè priva di domande o che i partecipanti non fossero risultati idonei. Ed è proprio quello che è successo.
Permetteteci di sottolineare: Una rotazione che l’unica cosa che assicura è il blocco delle sedi che già sono prive di personale. Il tutto come più volte annunciato e denunciato dalla UIL in tempo non sospetti.
In tutto questo, in attesa della conclusione della procedura secondo i burocrati del MEF si sarebbe dovuto bloccare il servizio all’utenza e cioè al cittadino.
Purtroppo, il collega con buona coscienza e su nomina di qualità di responsabile formalmente designato dalla Dirigente della Regionale di riferimento si fa carico di proseguire ciò che era necessario per evitare lo stallo dell’ufficio.
Non di meno, peraltro, tale onere viene aggravato anche dalla perenne mancanza di personale più volte richiesto e così lo stesso si vede costretto ad occuparsi di molti altri incarichi compreso quello di spedizione della posta in uscita e da poco tempo anche della formazione della nuova arrivata (dopo anni di attesa) quale comandata.
È così di tutta evidenza che la richiesta sopra citata ovvero di restituire quanto legittimamente percepito quale Direttore ad interim suoni come una sberla in pieno volto e certo non ripaghi chi dal terremoto in poi si è preso cura (con atti formali) con senso di responsabilità di far funzionare tale organo giurisdizionale ben oltre il normale orario di lavoro ed utilizzando come ufficio la propria macchina per le pratiche urgenti e non bloccare il servizio al cittadino in quanto lo stabile era stato dichiarato inagibile.
Sostanzialmente l’Amministrazione sta sostenendo che un proprio atto formale di incarico, sovraccarica di fatto responsabilità il lavoratore ma non dà diritto alla retribuzione pur svolgendo le funzioni di altri colleghi che la percepiscono solo perché è la stessa amministrazione ad aver “sbagliato a formalizzare la responsabilità”?
Ci vengono in mente un paio di esclamazioni … “Assurdo” … “Pazzesco”.
La domanda successiva che ci poniamo: visto che l’incarico lo formalizza e lo paga la stessa amministrazione com’è possibile che venga erogato l’accessorio per due anni consecutivi? Sicuramente nell’elenco qualcuno lo avrà inserito sapendo che le funzioni erano di fatto svolte.
Qualcuno diceva “chi dice di non sapere sa di mentire”.
È ben vero che dal nostro blasonato Ministero e da chi quale Dirigente lo rappresenta ci saremmo aspettati ben altro, ma sappiamo che spesso il disincanto travolge anche le più accanite speranze e per questo non ci tireremo indietro nella tutela e nel denunciare questo pessimo modo di operare in ogni sede necessaria.
Del resto per arrivare all’alba bisogna passare per la notte e questi fatti che certamente rappresentano l’ora più buia del nostro Ente ci dicono anche che prima o poi sorge il sole e noi faremo di tutto per accelerare questo naturale processo.
E poi lo sappiamo bene noi della Uil che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
Ce lo ha insegnato tanto tempo fa Sant’Agostino e noi abbiamo buona memoria e tutti i giorni da mane a sera pratichiamo tale sdegno e il coraggio di cambiare quanto non va.
Roma, 6 ottobre 2021
Coordinatore Nazionale Responsabile Nazionale CCTT
Andrea Giuseppe Bordini Massimo Zanetti