UIL PA – CTP Milano – mancato rispetto delle relazioni sindacali

La scrivente Organizzazione Sindacale UILPA Milano, in accordo con UILPA MEF, rileva e comunica quanto segue.

Da troppo tempo le relazioni sindacali presso la locale CTP di Milano vivono una condizione inaccettabile e sicuramente in spregio all’art.3 del CCNL, a causa dell’atteggiamento della Direzione che non costruisce stabili relazioni sindacali partecipate, senza nessun rispetto dei rispettivi diritti ed obblighi e, dove non bastasse, assumendo molto spesso atteggiamenti non consoni per chi rivesta il ruolo di datore di lavoro (urla scomposte in occasione degli incontri, pugni battuti sul tavolo e pure qualche parolaccia dal “sen sfuggita” e rivolta alle RSU, colpevoli di rappresentare istanze non gradite).

In tanti anni con i diversi Direttori che si sono alternati alla guida della CTP, mai e dicasi mai, lo stato delle relazioni ha preso tale piega, arrivando di fatto a pregiudicare, oggi, anche il benessere organizzativo dell’Ufficio stesso.

L’elevato livello di conflittualità è conseguenza anche del negato confronto, più volte richiesto, in merito alla riorganizzazione dell’Ufficio: richiesta motivata dall’esigenza di rivedere la distribuzione dei carichi di lavoro tra i vari settori, necessaria anche a seguito dei molteplici pensionamenti, in parte avvenuti e che, in parte, si perfezioneranno a breve.

Gli sporadici ordini di servizio adottati risultano mancanti dei requisiti di chiarezza e determinatezza, oppure si dispongono con decorrenza immediata, con conseguente impossibilità ad effettuare gli avvicendamenti necessari e i formali passaggi di consegne.

 

Entrando poi nel merito di un provvedimento recente e da noi contestato, con puntuale richiesta di revisione, in particolare l’ordine di servizio n.4 del 16 aprile u.s., avanziamo le seguenti osservazioni.

In primis sia ben chiaro che nessuno contesta il diritto dovere della Direzione di emanare autonomamente qualsiasi ordine servizio, deve però essere altrettanto chiaro che, se tale ordine di servizio viola la legge o comunque ha evidenti profili di illegittimità e risulta in contrasto con la legge 190/2012 e anche con l’art.97 della Carta Costituzionale, chiedere sul punto la revisione, non è lesa maestà, ma sicuramente un obbligo/dovere che deve essere tenuto in debita considerazione.

Sul punto appena enunciato è noto come ad ogni Commissione Tributaria Provinciale e Regionale è preposto un Presidente, che, puntualmente, presiede anche la prima sezione ai sensi dell’art.2 comma 1 del d.lgs 545/92; inoltre, al Presidente compete l’assegnazione dei ricorsi alle diverse sezioni.

Ciò premesso, poiché il Funzionario, cui dal 7 gennaio 2021 è stata attribuita la posizione organizzativa, e nel conferimento dell’incarico di posizione, tra i compiti indicati e da realizzare è previsto, citiamo testualmente, “assicurare e garantire il necessario supporto al Presidente della Commissione Tributaria nelle attività proprie della funzione giurisdizionale che quest’ultimo esercita” (compiti che peraltro svolge dal 1 aprile 2018), attraverso un nuovo incarico, aggiuntivo, conferito con il precitato o.d.s. è divenuta Segretaria della 1a sezione, con Presidente il primo Presidente della CTP, appare evidente

l’incompatibilità con le norme anticorruzione, che le OO.SS. e la RSU hanno voluto evidenziare.

Del resto la legge 190/2012 mira a prevenire ipotesi di conflitto non solo reale, ma anche potenziale; e per tale motivo si ribadiva, in occasione dell’incontro, che la funzione di assistenza al primo Presidente nell’assegnazione dei ricorsi e la contestuale titolarità della prima sezione confligge con le norme anticorruzione e che tale situazione potrebbe essere sollevata anche da parte di osservatori esterni.

Si potrebbe qui obiettare che l’assegnazione dei ricorsi alle sezioni avviene da tempo grazie ad un programma automatizzato, ma resta vero che sono possibili variazioni in relazione a connessioni o “alte esigenze” ed, in ogni caso, le informazioni relative a questi processi sono coperte da riservatezza e non devono essere nella disponibilità dei segretari o di altro personale.

Oltre a ciò, avanzammo come questa violazione della norma anticorruzione avesse riflessi pure su altri aspetti di carattere organizzativo, dato che tale assegnazione ad una P.O. non dovrebbe consentire l’attribuzione di tale compito, ma la risposta della Direzione del tutto fuori luogo è stata “ci vediamo in Tribunale...”minando così alla radice qualsiasi strada di dialogo costruttivo e di risoluzione dei conflitti. Ove non bastasse quanto sin qui detto e che possiamo dimostrare, qualora richiesto, con l’invio dei verbali e di altri atti in nostro possesso, in occasione di vari incontri e con specifiche richieste, avevamo avanzato dubbi sull’organizzazione del servizio di ricezione atti.

A differenza di tutte le CTP, il Personale preposto alla ricezione atti non è ubicato al front-Office (dove vi sono le postazioni previste, ma non utilizzate), ma in altre postazioni al piano delle sezioni, così creando evidenti difficoltà a chi deve depositare gli atti, per non dire dello spregio delle norme anti Covid, atteso il continuo girovagare degli Utenti per i corridoi.

Ma, per non farsi mancare nulla, pure la ricezione della posta avviene in modo non adeguato, ovvero incaricando un Collega, centralinista ipovedente, che, per il recupero della stessa, si reca in un palazzo privato al civico 1, chiedendo della Signora Rita, che non ha alcun rapporto di servizio con il MEF, né alcun incarico dalle Poste, e, quindi, con il grave rischio di smarrire la posta, oltre ad evidenti risvolti di responsabilità e privacy.

Francamente ci sfugge la ratio di tale scelta che sembra più da trasmissione del tipo “scherzi a parte” che di un ufficio pubblico.

Da ultimo anche il recente concluso trasloco, ha evidenziato l’assoluta incapacità da parte della Direzione di gestire un minimo di confronto costruttivo più volte richiesto, ovviamente senza successo, anzi con la minaccia di irrogazione sanzioni verso tutti coloro, coordinatori compresi, che indicassero soluzioni alternative e più razionali.

 

Sono infatti state presentate al Direttore più istanze, volte ad avviare un confronto, alle quali sono state date risposte sempre di diniego con motivazioni pretestuose.

Dopo l’insistenza delle OO.SS. a fissare degli incontri, gli stessi si sono conclusi con l’interruzione delle trattative in quanto, nonostante molteplici proposte concrete avanzate, la risposta da parte della Direzione era sempre di chiusura.

Come conseguenza, ancora oggi, si hanno stanze vuote e stanze “sovraffollate” in maniera illogica.

Tanto sin qui rappresentato ci porta a chiedere a codesta spettabile Direzione della Giustizia Tributaria e dell’Ufficio Relazioni Sindacali un intervento capace di sanare in primis il vulnus al sistema delle Relazioni Sindacali, attraverso un richiamo alla Direzione quanto alle fattispecie riconducibili alla inosservanza della legge anticorruzione e da ultimo, ma non meno importante, un intervento al fine di riportare il benessere organizzativo gravemente compromesso.

Del resto non è pensabile che in un Ufficio di tale rilevanza, quale quello di Milano, non si possa costruire un sistema di relazioni costruttive capaci di rimuovere prontamente gli ostacoli per un efficientamento complessivo della macchina pubblica.

Cordiali saluti

f.to Coordinatore Generale UILPA MEF - Andrea BORDINI

f.to Responsabile Nazionale C.C.T.T. UILPA MEF - Massimo ZANETTI f.to Segretario Generale UILPA Milano - Artemisia FASANO