Come già avevamo rappresentato questa O.S. viste le continue richieste di quesiti nel merito, aveva riportato problematiche interpretative legate a talune disposizioni del D.L. n. 18 del 17 marzo 2020, ora convertito nella novella Legge n. 27 del 29 aprile 2020.
In particolar modo dubbi si erano avuti circa il comma 1 dell’articolo 87 del D.L. citato, che disciplina che il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni
Malgrado la circolare 2 del 1^ aprile u.s., la Direttiva n. 3 del 4 maggio 2020 della Funzione Pubblica, la nota DAG n. 37114/2020 e da ultimo la n. 44919 del 30 aprile u.s. contenente le indicazioni operative sullo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile nella cd Fase 2 presso il MEF fino al 31 luglio 2020 o fino a diversa data di cessazione dello stato di emergenza, nella nostra sede c’è ancora un po’ di confusione.
Circa il rinvio delle ferie pregresse l’erosione delle ore eccedenti e di altri istituti, il tentativo, ancora, di vincolare la modalità di lavoro agile a condizioni. Facendo forse confusione tra il dettato che disciplina la prestazione lavorativa ordinaria in lavoro agile e il dettato del comma 3 e di altre disposizioni che si riferirebbero però a ben altre specifiche fattispecie.
Ciò che ci preme è prevenire che anche nella Fase 2 i vari istituti, ben disciplinati, possano essere interpretati diversamente dal dettato vigente - e indiscriminatamente all’interno del MEF e addirittura magari nel medesimo ufficio - da dirigenti poco attenti alle disposizioni in vigore. O che si pensi che la prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile sia una sorta di “premio” da doversi autorizzare e non che operi invece ex-lege e che sia stata adottata per salvaguardare la salute dei lavoratori.
In merito alla cd Fase 2 forse non si è ben capito lo spirito delle direttive della Funzione Pubblica. Forse non si è ben capito che occorrerà implementare tale istituto per il futuro! Forse non si è ben capita l’emergenza sanitaria che ci ha colpiti! Non si può tornare indietro, la PA necessità di radicali cambiamenti e chi non lo ha capito è fuori contesto! In altri Paesi europei si investe sullo Smart Working e si cerca di migliorarlo e ampliarlo. Occorre pertanto per il futuro implementare tale modalità di lavoro agile, regolamentandola al meglio al fine di permettere la giusta conciliazione tra vita professionale e familiare. E' palese che i risultati raggiunti in modalità agile siano ottimali e che i lavoratori hanno risposto positivamente e quindi perché non trovare anche forme di incentivazioni utili al riguardo?
E non vorremmo che ora con la cd Fase 2, la si interpreti come se tutto fosse già finito. Pare infatti si respiri, al MEF, una strana frenesia, che in deroga anche a quanto disposto, nelle Linee guida per la regolamentazione delle misure per la “fase 2” nelle sedi centrali del MEF dal Datore di Lavoro in data 5 maggio 2020, che abbia generato in qualche dirigente l’idea di far rientrare il personale “reinventandosi” servizi indifferibili senza tener minimamente conto se vi siano le condizioni per poterlo fare in sicurezza, quali misure di contenimento siano adottate. Quali DPI siano forniti ai lavoratori? Quali mezzi pubblici ci saranno? Visto che molte aree metropolitane non sono ancora pronte.
Come se non vi fossero poi responsabilità da accollarsi e senza tener conto che il richiamato articolo 87 del DL 18/2020 limita la presenza fisica del personale negli uffici esclusivamente per quelle attività indifferibili che richiedono necessariamente la presenza fisica sul luogo di lavoro. O si pensa che l’emergenza sia già finita? Quali attività essenziali non possono continuare a essere svolte da remoto?
Insomma a breve dovremmo paradossalmente somministrare degli specifici test da stress la lavoro agile correlato al personale per colpa di qualche dirigente, fortunatamente pochi, che non agisce in aderenza alle norme vigenti e non comprende il contesto emergenziale sanitario ed economico e magari ricopre anche ruoli delicati in materia di sicurezza.
Rammentando che il protocollo d’intesa del 3 aprile 2020, con le OO..SS. CGIL CISL UIL, prevede che le amministrazioni promuovano modalità di comunicazione e di confronto con le rappresentanze sindacali al fine di condividere informazioni e azioni volte a contemperare la necessità di tutela del personale e dell’utenza, con quella di garantire l’erogazione di servizi pubblici essenziali e indifferibili.
Detto questo qualora si pensasse di una riformulazione delle attività indifferibili o a una prossima riapertura chiediamo fin d’ora un confronto.
Roma, 6 maggio 2020
Il Coordinamento
In allegato nota trasmessa all'IPZS di Foggia