Come più volte segnalato, a tutti i livelli e in tutte le sedi, a partire dalla confederazione, questa O.S. ha da sempre sostenuto che in questa situazione di emergenza epidemiologica la salvaguardia della salute dovesse essere l’azione governativa prioritaria, pur tenendo conto degli effetti economici che stanno colpendo il nostro Paese e che avranno delle ricadute pesantissime.
In questi giorni ci giungono strane voci di un’applicazione azzardata dell’art. 63 del D.L. 18/2020, D.L. a breve da convertire in legge, utilizzata come forma di ricatto.
Malgrado la normativa vigente preveda che il lavoro agile sia la modalità di lavoro ordinario, vediamo ancora come alcuni Direttori e Dirigenti, poco attenti alle disposizioni, continuino a pretendere la presenza fisica in ufficio del proprio personale, mascherando tale capriccio nell’individuazione di sedicenti attività indifferibili ed essenziali, mentre altri non sono ancora in grado di assicurare lo smart working, perché non hanno mai applicato tale procedura negli anni, e magari prospettano “anomale” erogazioni del bonus di marzo 2020 previsto dall’articolo 63 del D.L. 18, nonostante tale disposizione non possa essere estesa ad altri mesi e per altri fini.
Se si vuole dare il giusto e dovuto riconoscimento non può essere certo l’adozione di una misura una tantum, tra l’altro molto risibile, per il rischio che il lavoratore si accolla! Vale 100 euro al mese la vita di un lavoratore esposto al rischio biologico? 5 euro al giorno?
Siamo consapevoli delle difficoltà economiche di questo momento emergenziale e di recessione per tutti i lavoratori. E purtroppo, un mancato congruo rinnovo del contratto nel Pubblico, atteso per ben più di 10 anni, e in questo contesto, la mancata erogazione dei buoni pasto e dello straordinario, nonché delle varie indennità, stanno mettendo a dura prova, sul piano economico, anche i lavoratori pubblici, i cui stipendi rimangono al disotto del caro vita attuale.
Secondo noi sarebbe stato opportuno riallocare le risorse, derivanti in special modo da risparmi, per iniziative di solidarietà verso tutte quelle famiglie, anche del pubblico impiego, che a causa di questa pandemia sono in ristrettezze economiche.
Inoltre come O.S., è fondamentale conoscere quali procedure l’Amministrazione attuerà per la salvaguardia della salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro, se sono stati aggiornati i DVR circa l’esposizione a tale rischio biologico esogeno e quali misure di contenimento saranno identificate allo scopo.
Siamo fiduciosi che il rientro nei luoghi di lavoro per il pubblico impiego nella fase 2, visti i recenti dati di diffusione del virus e della relativa esposizione al rischio, sia ulteriormente prorogato. Ribadiamo che lo svolgimento del lavoro ordinario in modalità agile rimane la strada migliore percorribile fino alla cessazione dello stato dell’emergenza epidemiologica, e anche per il futuro. Auspichiamo tutti noi un ritorno alla quotidianità ante pandemia e al lavoro, ma a condizione che ciò avvenga con i necessari accorgimenti e misure di contenimento a tutela della salute.
Invitiamo la stessa Amministrazione, come più volte denunciato dalla UIL, ad attivare tutte le misure del caso, così come previsto dai vari protocolli sanitari in tutte le sue strutture: somministrazione di tamponi, esame all’ingresso della temperatura corporea, sanificazioni periodiche e programmate dei locali, distribuzione dei DPI del caso.
Il dipendente pubblico non si sottrae al proprio impegno e alle proprie responsabilità, basti pensare agli infermieri, ai medici, alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco … come purtroppo qualcuno spesso dimentica!
Roma, 22 aprile 2020
Il Coordinamento