EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA DA COVID 2019: NON ESASPERIAMO GLI ANIMI…

 

Come il susseguirsi degli innumerevoli provvedimenti emanati dal Governo nel tentativo di contenere la “pandemia” da COVID-19, così come l’OMS l’ha definita, siamo ormai nella piena fase emergenziale sanitaria con tutte le implicazioni derivanti.

Da parte governativa è stata rappresentata l’assoluta priorità di tutelare il diritto alla salute dei lavoratori pubblici, e ciò è un fatto ineludibile, ma, malgrado ciò la Dirigenza della Pubblica Amministrazione continua a nicchiare e a dimostrare di non comprendere pienamente la gravità della situazione.

Altrimenti se non si procede in tal senso lo sforzo profuso, nel SSN, da medici e infermieri, in “prima linea”, dalle Forze dell’Ordine e da qualunque altro soggetto chiamato a svolgere, nell’ambito della Pubblica Amministrazione e della Società Civile, i cosiddetti servizi indifferibili ed essenziali, rischia di non avere una valenza tangibile se qualcuno riterrà di non rispettare le regole governative e di buon senso stabilite per venirne fuori.

In questo eccezionale momento, al fine di evitare il sovraffollamento delle strutture ospedaliere e il collasso delle stesse, l’aspetto più importante è la difesa della Salute Nazionale.

Non a caso, dalle stesse fonti governative, è stata data enfasi e divulgazione all’Hashtag #iorestoacasa#! Per non vanificare l’impegno di quei lavoratori, donne e uomini, che giorno e notte fronteggiano negli ospedali l’emergenza e la diffusione di un potenziale contagio, senza neanche i necessari DPI, con orari estenuanti, e a ranghi ridotti, che ha già causato tante vittime. Occorre invertire il trend di aumento del contagio e adottare opzioni razionali del caso, in tutti i settori.

Tutto questo quindi rischia di far da contraltare alle diverse segnalazioni, che pervengono dal territorio, che riguardano invece atteggiamenti che tendono ad esasperare gli animi e a generare, oltre a confusione, anche tensione tra i dipendenti che hanno aderito allo strumento dello Smart Working, previsto a livello governativo.

Ricordiamo che tale misura straordinaria nulla a che fare con il lavoro agile, ordinario, per cui era necessario possedere propedeuticamente degli specifici requisiti, che veniva redatta specifica graduatoria, che non si poteva accedere a questa innovativa forma di lavoro se non nella misura del 30% del personale delle relative sedi. Come tra l’altro è stato ben rimarcata, nel sito e nelle FAQ del MEF, l’estensione straordinaria di tale modalità di lavoro agile, legata ai dPCM emergenziali COVID-19. Requisiti ordinari superati dall’emergenza nazionale.

La Ministra Dadone, peraltro, ha recentemente rivolto un accorato appello ai dirigenti pubblici perché provvedano tempestivamente a riorganizzare in forma agile il loro lavoro, implementando tale modalità e superando i vecchi retaggi del passato, al fine di contenere il contagio epidemiologico.

Riteniamo, in questo momento storico, che non sia il caso di alzare il livello di tensione. In quanto i dipendenti pubblici stanno continuando a espletare le loro attività con lo stesso spirito e il massimo impegno, in questa drammatica emergenza. E nessuno può pretendere che si facciano salti mortali per raggiungere gli stessi standard che normalmente si sarebbero potuti registrare nell’ordinarietà.

I lavoratori saranno certamente in grado, pur con mille difficoltà, di districarsi tra le innumerevoli problematiche, a convivere con le croniche carenze di personale e a recuperare il terreno perduto. Come stanno facendo a garanzia del raggiungimento degli stessi obiettivi, a cui la dirigenza è legata e che spesso se ne dimentica.

Ci chiediamo, come ci si possa formulare un diniego a una richiesta, formulata seppur per le vie brevi? Non si pesano le misure governative a salvaguardia della Salute Nazionale? Si può pensare che la richiesta non debba essere accolta?

Si invita, pertanto, il personale a trasmettere per iscritto la specifica richiesta, inoltrandola al Dirigente Responsabile e ai propri Responsabili Sindacali. Ciò al fine di chiedere la verifica della sussistenza delle misure atte a garantire la salute propria, dei propri familiari e quella degli altri cittadini con cui si rischia potenzialmente di entrare in contatto, malgrado i divieti di circolazione dettati dal Governo.

Si sottolinea, altresì, l’assurdità altresì della mancanza di specifica autorizzazione rilasciata per iscritto dal Datore di Lavoro che dimostri le comprovate esigenze lavorative dei lavoratori, a loro tutela in caso di controllo delle Forze dell’Ordine.

Roma, 17 marzo 2020

                                               Il Coordinamento