SI SALVI CHI PUO’

Purtroppo abbiamo appena letto (ne alleghiamo copia), la nuova determina dello SMART WORKING firmata dal Capo del Personale modificata solo parzialmente rispetto all’ultima versione.

Restiamo senza parole, visto che sono state disattese del tutto le varie richieste delle OO.SS. e del personale, richieste che erano in linea con le direttive governative al fine di tutelare il personale maggiormente esposto alla potenziale esposizione del COVID-19.

In sostanza avevamo chiesto di tutelare in misura netta: il personale sottoposto a vaccino ordinario, per tutela propria o dei familiari; chi soffre di patologie cardiache e respiratorie; chi con la chiusura degli istituti scolastici, di ogni ordine grado, imposta dal DPCM emergenziale, ha figli in età scolare a casa; i pendolari intesi come fruitori di tutti mezzi pubblici.

Inoltre, apprendiamo con grande stupore, che ad una scelta, secondo noi, miope si aggiunge un’evidente incompetenza dirigenziale che si permette di emettere ardite circolari esplicative della specifica direttiva. Circolari di dubbia comprensione e che limitano l’istituto dello smart working solo al 10% del personale in servizio, rispetto a un allargamento sostanziale della platea dei beneficiari, come tutti si attendevano. Ciò anche se si risiedesse in zona rossa, e chiedendo altresì in caso di patologie gravi già comprovate il certificato del medico competente, che però non fa visite al momento per via del COVID-19 oppure richiedendo delle autodichiarazioni che attestino di essere l’unico genitore ad occuparsi del figlio in età scolare.

Forse non è chiaro a tutti, che bisogna attuare tutte le misure atte a limitare gli accessi in servizio e assembramenti del personale, come espressamente richiesto dalle varie direttive governative, volte ad evitare che la diffusione potenziale del virus possa estendersi a molte persone. Misure precauzionali ed emergenziali tese ad evitare il collasso del Servizio Sanitario Nazionale; servizio che non potrebbe reggere questa emergenza a livello esponenziale e dovrebbe tutelare in misura prioritaria le persone potenzialmente più esposte a un rischio.

Ma questo a molti non è chiaro e forse sfugge, tanto è vero che si parla ancora di inaugurazione di anno giudiziario, sportelli aperti per ricezione atti nonostante già avviato il processo tributario telematico, ricevimento del pubblico per i servizi RTS per finire con le udienze che non sono state sospese.

In tal senso, ci devono essere specifiche ed univoche direttive nazionali mirate e non bisognerebbe lasciare la gestione di tale situazione emergenziale alla mercé di ogni singolare iniziativa, slegata dal contesto generale e nazionale; come invece purtroppo sta avvenendo con soluzioni e iniziative del tutto slegate tra di loro e non pianificate verso un obiettivo comune.

Aggiungiamo che le iniziative Dipartimentali dovrebbero essere univoche e non si può apprendere che qualche Direzione, del tutto isolatamente e fuori dal contesto vigente, trasmetta e-mail impartendo delle disposizioni che prevedono misure atte a garantire il servizio qualora si prospettasse l’eventuale chiusura dei pubblici uffici.

Per quanto ci riguarda la situazione di allarme generale deve essere gestita molto meglio e ci permettiamo di suggerire, per dare la massima flessibilità, che siano attivati più istituti possibili, come il congedo parentale retribuito per coloro che devono assistere i figli in età scolare impossibilitati a recarsi presso il proprio istituto di istruzione, aumentare le assenze relative a terapie salvavita per coloro che sono più esposti, e far fruire di maggiore flessibilità orarie al personale, più ampie possibili, senza creare paletti con orari fissi, ed in più a recupero, che tengano conto di chi utilizza quotidianamente i mezzi di trasporto pubblici e ferroviari.

Si attuassero tutti quei provvedimenti normativi del caso, visto che per spacchettare i Ministeri (approvato ieri il decreto) c’è sempre la volontà, l’urgenza, la celerità e le risorse appropriate. Chissà come mai.

Inoltre, oggi c’è stato un nuovo tentativo di modificare l’orario di lavoro della sede del MEF, che in buona sostanza non cambia nulla rispetto a quello di ieri!. Vi alleghiamo la nuova proposta rispedita prontamente al mittente.

Con l’occasione abbiamo richiesto un incontro urgente all’Amministrazione per meglio applicare la procedura dello smart working estendendolo maggiormente al personale.

Vista la situazione emergenziale ci saremmo aspettati una più adeguata risposta da parte dell’Amministrazione, e ci auguriamo che i prossimi provvedimenti vadano nella direzione più appropriata per rendere un clima più tranquillo.

Non rappresentiamo ciò per allarmare il personale ma per attuare quelle procedure di sicurezza necessarie ed opportune che tutelino degnamente lo stesso personale non esponendolo a un rischio seppur esogeno e potenziale.

Roma, 6 marzo 2020

                                                                           Il Coordinamento