CARO PRESIDENTE

In questi giorni la nostra attenzione è stata catturata dalla notizia che il Presidente della Repubblica abbia premiato, con cariche di onorificenza, alcuni datori di lavoro che si sono particolarmente prodigati in atti di solidarietà a sostegno di propri dipendenti costretti, loro malgrado, ad assentarsi dall’attività lavorativa.

Gesti di solidarietà che tendono la mano a chi si trova in difficoltà e che sono un esempio per un Paese che ha bisogno di rafforzare il suo senso civico.

Non andiamo a riportare la recente storia, per evitare che si possa pensare che stiamo strumentalizzando una vicenda umana, ma non possiamo negare quanto ci abbia fatto riflettere.

Crediamo fermamente che tutte le istituzioni del nostro Paese dovrebbero prodigarsi nell’investire in solidarietà nel mondo del lavoro con gesti che siano da esempio e diano speranza ai giovani, futuro della società, invece di considerare il lavoratore alla stregua di un mero numero.

Illustrissimo Presidente della Repubblica, questo per rappresentarLe che apprezziamo il Suo gesto ma anche per segnalarLe che non tutti i rappresentanti dello Stato, nominati direttamente dalla politica, rispettano le indicazioni che provengono dalla più alta carica dello Stato e dalla politica stessa.

Con rammarico, dobbiamo segnalare che il nostro Dicastero va in controtendenza rispetto alle politiche imperniate sui valori della solidarietà. Nella nostro dicastero è stato deciso, infatti, che chi offre assistenza a chi è certificatamente malato cronico, chi ha subito un’operazione, chi fa volontariato, chi è donatore (sangue e/o midollo osseo), chi si assenta per cause derivanti da calamità naturali e chi offre tutela al personale, viene estromesso, malgrado un’astrusa franchigia di 45 giorni di assenza/presenza, dal fruire di una parte della retribuzione accessoria e addirittura viene penalizzato da un novello sistema di valutazione che opera retroattivamente … niente di più umiliante!

Il principio è chiaro e la salvaguardia di 45 gg. inserita nel premio accessorio non cambia il contenuto del gesto.

Noi siamo sempre stati dalla parte dei lavoratori onesti, e riteniamo corretto punire chi abusa nel fruire di alcuni istituti. Ma non si può punire indiscriminatamente il lavoratore che rientra nelle fasce deboli.

Non vorremmo che in questo Paese si continuasse a parlare di solidarietà soltanto per riempiere le testate giornalistiche, quando invece le azioni degli amministratori apicali del personale di un dicastero così prestigioso, si muovono in direzioni diverse.

Come si può mantenere ai vertici chi dovrebbe rappresentare la solidarietà come da Lei indicato e invece applica un principio completamente opposto?

Noi crediamo in una società solidale, crediamo nella pubblica amministrazione ed al suo rilancio specie se si consolida la parità sociale. Ma le attuali politiche del MEF rivolte nei confronti del personale non sembrano seguire questa direzione.

Roma 26 febbraio 2020                                                          

 

                                                                                                         Il Coordinamento

Allegati:
File
Scarica questo file (Caro presidente.pdf)Caro presidente.pdf