Dobbiamo tornare su vecchie questioni già affrontate in passato.
Si parla molto di questi tempi in questa Amministrazione di benessere. Si fanno seminari condotti da dotti e sapienti e si somministrano da parte della Direzione del Personale tests al personale in ordine al benessere organizzativo, personale e familiare.
Addirittura ora si propongono ai lavoratori questionari al fine di conoscere i loro interessi riguardo a tante tematiche che riguardano “la persona”: tematiche personali, familiari, sociali. Una volta individuate le tematiche interessanti, verrebbero offerti ai lavoratori punti di vista qualificati su di esse, tramite un ciclo di non meglio identificati "incontri" che dovrebbe partire a breve.
Tutto lodevole, ma come mai tanto interesse verso le problematiche affettive dei lavoratori?
È stranoto che “aprirsi” in pubblico, parlare delle proprie difficoltà, non sia una delle cose più semplici o raccomandabili al mondo … Infatti: chi le ascolterebbe, oltre ai colleghi pari grado? I dati personali raccolti come sarebbero utilizzati? Chi li studierebbe e li elaborerebbe? Con quali finalità?… Quali eminenze grigie esterne valuterebbero le eventuali criticità che potrebbero affiorare? Il diritto alla Privacy che fine farebbe? Gli eventuali dati ultrasensibili emergenti in che modo sarebbero tutelati?
Non ci dimentichiamo che dietro a cotanti “esperti”, ci potrebbero celare altre mire più o meno scientifiche. Inoltre, anche se le intenzioni fossero puramente filantropiche, quanto fumo negli occhi si è disposti a propinare pur di non affrontare le reali difficoltà che riguardano i lavoratori del Dicastero?
Ci spiace, ma non possiamo non segnalare che il personale stia pressando da tempo su varie questioni, già ampiamente rappresentate, quali ad esempio le progressioni economiche orizzontali … slittate nel 2020 …
Che parte del personale pretende fermamente le progressioni economiche verticali, (i dolenti passaggi tra le aree). Sia in area II, con un percorso che appare al momento sbarrato, che in area III. Con un blocco, derivante dalla Legge Brunetta e dalla Madia, oramai invalicabile per i non laureati! Ma se Sparta piange, Atene non ride! Infatti, anche per i laureati di area II, la musica non cambia. Dato che si attende l’applicazione del disatteso comma 15, dell’art. 22, del D. Lgs. 75/2017 (legge Madia), che prevedrebbe per il triennio 2018/2020 una procedura riservata, per il passaggio alla III Area, al personale di ruolo ed in possesso degli stessi titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno alla medesima area. Forse nel 2020?
Il personale è oramai, metaforicamente, da anni in attesa di salire su quell’agognato treno, questo si! e non la lezioncina sul benessere che migliorerebbe non poco la qualità della propria vita lavorativa e di riflesso quella di tutti i giorni. Certo poi ci sono le facoltà assunzionali da rispettare… bla bla bla… Strano però come altre Amministrazioni riescano a premiare il proprio personale concretamente, attuando per tempo i passaggi tra le aree, progressioni e concorsi esterni in tempi rapidi e con procedure molto ma molto snelle. Forse al MEF viene auspicata la rottamazione …
Problemi molteplici continuano ad attanagliare i lavoratori anche per via della valutazione della performance individuale (calata retroattivamente fino al 2018!).
Persino la vaga certezza delle date inerenti i pagamenti di emolumenti vari, che troppo spesso dipendono da benedette certificazioni tardive…
Problematicità varie che si riflettono sulla stessa Amministrazione che, da una parte, va spedita verso il lavoro agile ma poi innesca pericolose retromarce perché in alcuni uffici si preferisce avere il personale sempre attorno a sé, tutti i santi giorni e tutti insieme appassionatamente! Gli Uffici preposti hanno elaborato valutazioni sulla diversa percentuale di domande presentate nei diversi uffici? Ci si è domandati se ciò sia dovuto a libera scelta del lavoratore o a preclusioni del Dirigente di turno? Si sta realmente investendo sulla creazione di condizioni favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale del lavoratore?
Si può parlare di benessere organizzativo e familiare o di conciliazione della vita privata e professionale a chi attende speranzoso che sia accolta la propria domanda di trasferimento che consentirebbe il ricongiungimento ai propri familiari?
Ci si sta preoccupando di chi è restituito al proprio ufficio, affinché non sia considerato alla stregua di un pacco postale, ledendone la dignità?
Ci auspichiamo, quindi, che il benessere sia considerato un bene comune e tangibile su cui investire per un miglioramento delle condizioni di lavoro e dei lavoratori.
Insomma non vorremmo che al MEF si creasse solo un’insostenibile leggerezza del benessere!
Roma, 22 ottobre 2019
Il Responsabile Nazionale
Giuseppe Ruscio