"Dis"organizzazione MEF

In premessa vorremmo sottolineare che questa O.S. è laica e riformista e che pertanto le modifiche/innovazioni che migliorano il servizio alla cittadinanza e portano ad un risparmio per il bilancio dello Stato sono per noi la linea politico/sindacale.

Sicuramente però non possiamo accettare che le riforme siano peggiorative rispetto all’attuale situazione. Infatti questa O.S. è venuta a sapere, da bozze non ufficiali e da informazioni riportate da numerosi colleghi preoccupati per le sorti del Ministero, che starebbe per essere emanato il d.P.C.M. di riorganizzazione del MEF, con cui si metterebbe mano all'attuale assetto organizzativo del Dicastero in modo assai incisivo.

Vorremmo sapere con urgenza quali sono i motivi per i quali le OO.SS., di fronte a un ridisegno importante della struttura centrale e territoriale del MEF, non sono state affatto coinvolte nella procedura di predisposizione del d.P.C.M. di riorganizzazione, nonostante gli obblighi previsti in tal senso dalla normativa vigente.

Vorremmo inoltre comprendere le ragioni dell'urgenza dell'adozione del d.P.C.M. di riorganizzazione, che potrebbe - secondo voci di corridoio - addirittura essere portato già al prossimo Consiglio dei Ministri (venerdì 17 o lunedì 20 maggio), insieme alle nomine del nuovo Ragioniere Generale dello Stato e del nuovo Comandante Generale della Guardia di Finanza, senza che sul testo del d.P.C.M. sia stato avviato un adeguato confronto con i responsabili dei Dipartimenti coinvolti nel ridisegno delle competenze e delle strutture.

Dalla bozza abbiamo potuto informalmente visionare, che risulterebbe in sostanza che si tratterebbe di un vero e proprio "ritorno al passato" - che nessuno si aspetterebbe dal Governo del cambiamento - con la creazione di nuove strutture e di nuovi "Comitati permanenti" di antica memoria, istituiti semplicemente per creare nuovi posti di "Capo Dipartimento" e di "Coordinatori" di strutture, alla faccia della spending review e dell'efficienza dell'organizzazione amministrativa.

Leggiamo, ad esempio, che accanto ai 4 Dipartimenti già esistenti si crea un quinto Dipartimento (Dipartimento dell'analisi, delle politiche e della programmazione della spesa in conto capitale), all'interno del quale si istituiscono 3 nuove Direzioni Generali con competenze in materia di investimenti, che sembrano molto simili alle competenze già attribuite ad altre strutture già esistenti sia nell'ambito del MEF, sia della PCM.

Inoltre il Dipartimento del Tesoro, che attualmente è composto da 8 Direzioni Generali, passerebbe ad avere 9 posti di prima fascia, con 7 Direzioni Generali (nelle quali vengono accorpate in modo poco razionale le competenze di alcune delle attuali 8 Direzioni Generali) e 2 nuovi Servizi generali (affari legali e contenzioso; relazioni con investitori istituzionali).

Verrebbero, inoltre, istituiti all'art. 3 della bozza un "Comitato permanente per il coordinamento delle attività in materia di finanza pubblica" e un "Comitato permanente di indirizzo e coordinamento della fiscalità", come se il Paese avesse bisogno, per la ripresa economica e la crescita, soltanto di nuove Strutture e di nuovi Direttori Generali, che si aggiungerebbero a quelli già esistenti, spesso duplicandone le competenze, e non invece di far funzionare meglio le strutture già esistenti.

A livello territoriale, poi, il d.P.C.M. all'art. 19 prevederebbe che con DM da emanarsi entro 90 giorni è definito il numero e l'articolazione delle RTS, nonché il relativo ambito territoriale di riferimento, ai sensi del comma 350 della Legge di Bilancio 2019, che prevede una riduzione del numero complessivo degli uffici del Ministero non inferiore al 5%. Non vorremmo che il progetto di regionalizzazione, già denunciato dalla UIL nei primi mesi del 2018 ritornasse ad essere materia attuale grazie al nuovo gruppo di lavoro costituito presso la RGS.

I maligni sostengono che l’attuale riorganizzazione così affrettata del MEF sarebbe un mezzo per "risarcire" qualcuno e che la prova di ciò sarebbe nel fatto che il d.P.C.M. dovrebbe essere approvato nello stesso Consiglio dei Ministri in cui si nomina il nuovo Ragioniere Generale, così da non scontentare nessuno.

Noi ovviamente non vogliamo credere ad una bozza così mal fatta e alle voci di corridoio maligne e vogliamo, invece, pensare che la riorganizzazione sarà discussa ampiamente con le OO.SS. totalmente esclusi dalla procedura che finora è stata gestita soltanto dall'alto, alla faccia di chi promuove convegni sul benessere organizzativo dei dipendenti, senza però far seguire i fatti alle parole.

Vogliamo credere che il Governo del cambiamento resisterà alla prova di forza aprendo da subito un confronto ampio e condiviso per arrivare ad una riorganizzazione seria e riformista e che non sia fatta per creare soltanto nuovi posti di Capo Dipartimento e di Direttori Generali per il dicastero centrale a scapito degli uffici territoriali.

Restiamo in attesa di urgente riscontro ai quesiti sopra formulati e inviamo distinti saluti.

Roma, 15 maggio 2019

Il Coordinatore Sostituto      Il Vice Coordinatore              Il Coordinatore Generale                                

     Nicola Privitera               Pantalea Anzalone                    Andrea G. Bordini

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