Signor Ministro,
se il ruolo di un sindacato è, storicamente, quello di tutelare la categoria dei più deboli, questo spiega quanto difficile sia svolgere tale ruolo nella situazione venutasi a creare in seno al MEF nel corso dell’iter di attuazione dell’art. 1, comma 685, della legge di bilancio per il 2018, n. 205 del 27 dicembre 2017.
E ciò per una ragione su tutte, ovvero che, in questa circostanza, la decisione di schierarsi non dipende dall’individuazione di una categoria di deboli.
Si può uscire, infatti, solo sconfitti da una battaglia simile, qualsiasi sia la direzione prescelta. Denunciare la mancanza di trasparenza e chiedere il ritiro del D.M. “Prelex” per la violazione del CCNL e per la vaghezza dei criteri di assegnazione delle indennità, reca con sé il rischio che i 7 milioni di euro stanziati per una – pur piccola - parte dei dipendenti del MEF non possano essere utilizzati. E questo è e dev’essere l’ultimo dei propositi di un sindacato che si rispetti.
Tuttavia, è indiscutibile che non si può accettare incondizionatamente l’esclusione delle organizzazioni sindacali quanto meno dalla concertazione dei criteri di distribuzione di una somma così ingente, così come non si può non esprimere un netto disappunto nei confronti della totale vaghezza dei criteri previsti dalla bozza del D.M. ricevuta.
D’altra parte, non è possibile neanche ignorare quale sia stato l’effetto più dirompente di questa manovra normativa, ovvero una spaccatura difficilmente sanabile tra i colleghi, non solo delle diverse Direzioni, ma anche all’interno di un medesimo ufficio.
Si chiede pertanto a codesta S.V. di volere fornire un interlocutore sulla questione, che riscontri le perplessità in ordine alla natura delle ‹‹maggiorazioni di indennità di amministrazione›› previste dall’art. 1, comma 685, della l. 205/2017, onde valutare in quale modo coinvolgere le organizzazioni sindacali nella delicata operazione di individuare i criteri in base ai quali assegnare aumenti stipendiali così consistenti. Invero, parametrare una voce stipendiale fissa all’importo dell’indennità di amministrazione, presuppone che le due voci abbiano la medesima natura, con la conseguenza che, come per ogni emolumento di natura fissa e ricorrente facente parte della retribuzione, nella definizione dei criteri di attribuzione dovrebbe essere riconosciuto il ruolo della contrattazione.
Per altro verso, si fa presente che il D.M. “Prelex”, piuttosto che “individuare” tali criteri, si limita, all’art.1, a replicare la formulazione della disposizione normativa, generica e passibile di una estensione eccessivamente discrezionale, così come sembrerebbe essere stato rilevato dalla Corte dei Conti, al cui esame è stato sottoposto il decreto.
Ancora più vaga, d’altra parte, appare la formulazione dell’art. 3 del DM, che assegna un’ulteriore maggiorazione al personale - individuato da ciascun Capo Dipartimento - preposto alle medesime attività previste dall’art. 1.
Infine, il riferimento agli ‹‹obblighi di reperibilità e disponibilità in orari disagevoli›› solleva non pochi problemi, in quanto, al di là del fatto che per la reperibilità e lo straordinario sono già previsti appositi compensi, risulta difficile individuare il personale che effettivamente rientra in tali casistiche.
Certi che trasparenza, pari opportunità e giustizia siano priorità condivise dalla S.V. e da tutto il Governo, auspichiamo che la questione oggetto della presente riceva l’attenzione che merita anche alla luce di questo è stato chiesto dalle scriventi OO.SS. nell’incontro sindacale del 23 maggio u.s. con il dr. Ferrara e da lui condiviso e recepito.
Le rinnoviamo, per quanto sopra esposto, le richieste di incontro con cortese urgenza.
Distinti saluti
Roma, 5 luglio 2018
FP CGIL CISL FP UILPA
Americo FIMIANI Walter DE CARO Andrea G. Bordini
(f.to) (f.to) (f.to)