Ci giungono, da ogni parte del territorio, continue segnalazioni riguardanti la possibilità, per i dipendenti del MEF, di fruire di corsi di formazione professionale.
Intanto, non possiamo non evidenziare come, da molti anni, i corsi proposti dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione siano quasi esclusivamente riservati ad una piccola nicchia di dirigenti ed al personale appartenente alla terza area, creando una ingiustificabile discriminazione a danno di tutti gli altri lavoratori delle altre aree funzionali; inoltre, come se non bastasse, tra l’attuale platea di potenziali “beneficiari” di tali corsi, parrebbe che le segnalazioni si concentrino, spesso e volentieri, sulle stesse persone, in barba sia al criterio di turnazione che di specificità legata alle competenze possedute ed a quelle da migliorare. Appare anche banale ricordare come la formazione debba essere garantita, in maniera continuativa, a tutto il personale in servizio, condizione questa che, inoltre, costituirebbe uno dei presupposti per partecipare alle progressioni economiche, e non certo i “quiz” impropriamente usati fino ad oggi.
Oltre tali evidenti disparità e anomalie evidenziate è stata segnalata una lacuna assai curiosa, relativa alla gestione della filiera procedurale della formazione. Ogni volta che si richiede la partecipazione a un corso, il dipendente intraprende un tortuoso viaggio a tappe ed ostacoli, in cui dapprima si è autorizzati dal proprio ufficio, successivamente viene data conferma dei partecipanti autorizzati dall’idonea Segreteria di pertinenza, poi la conferma da parte dell’ufficio competente, ci si accredita quindi all’apposito sito della SNA e autorizzati dalla stessa. Ed infine arriva da parte della Gestione Corsi MEF la conferma dell'ammissione all’agognato corso!
Ma in questo zigzagante percorso procedurale architettato, l'ufficio di Gestione Corsi MEF, o chi preposto, dà comunicazione ai soli partecipanti “vincitori” e alla Segreteria ma si dimentica di trasmettere agli esclusi una comunicazione ufficiale dell’esclusione, delle motivazioni e, aggiungiamo, a quale titolo. Un sistema che quindi opera a compartimenti, o meglio a dipartimenti stagni!
Analoga è più articolata considerazione andrebbe fatta relativamente all’assegnazione di incarichi di revisorato che, come è noto, ai sensi della recente disciplina adottata al Mef, non possono essere più di tre ciascuno, tra quelli istituzionali e quelli esterni autorizzati. Oltre a rilevare, anche in questo caso, un elevato grado di “soggettività” e ripetitività nella scelta dei funzionari, non possiamo non evidenziare come, a quanto sembrerebbe, vi siano concentrazioni di incarichi altamente remunerativi, e dunque evidentemente impegnativi, in capo a medesimi soggetti, e che lo stesso vincolo numerico valga anche nel caso che gli stessi siano quelli presso gli ambiti scolastici che, oggettivamente, richiedono un impegno limitato ad alcune settimane l’anno. Ci chiediamo dunque come sia possibile consentire ad un singolo soggetto di ricoprire incarichi che, per l’elevato livello di complessità e responsabilità, necessitino di molto tempo, risorse ed energie da dedicarvi, ricordando che gli incarichi esterni vanno svolti al di fuori dell’orario di lavoro? Risulterebbe certamente molto più equo, trasparente, ma soprattutto razionale ed efficiente distribuire tali incarichi in maniera graduale e diffusa, in modo da consentire sia una più corretta distribuzione della componente economica, sia una distribuzione degli impegni più confacente e compatibile con l’attività istituzionale.
Roma, 14 marzo 2018
IL COORDINAMENTO