CONTRATTO: VECCHI VIZI E NUOVE VIRTU’

Siamo finalmente alle battute finali per la sottoscrizione del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavori dei dipendenti pubblici, dopo oltre otto anni di scellerato blocco. Questo nonostante ancora in questi giorni assistiamo a maldestri tentativi, da parte del Governo, di inserire clausole punitive anche di dubbia costituzionalità, come quella che prevedrebbe "significative riduzioni delle risorse" a titolo di premio non solo per il lavoratore pubblico assenteista, ma per tutto l'ufficio di cui fa parte, e che dunque costituirebbe una sorta di incentivo “diabolico” per indurre i dipendenti a farsi la guerra tra loro.

Non si può più fare, ancora una volta, di tutta l’erba un fascio: per ogni fannullone che, è bene ricordare, costituisce una percentuale risibile rispetto all’intera forza lavoro del settore pubblico, c’è sempre la stragrande maggioranza di lavoratori a disposizione dell’Amministrazione che garantisce servizi ai cittadini, nonostante immani difficoltà. Sarebbe tempo di dire un “basta” definitivo a queste ormai insopportabili generalizzazioni che puntano il dito sugli statali e ne screditano la dignità personale e professionale.

Non siamo né la causa né la panacea di tutti i mali!

Sull’aumento del rinnovo contrattuale medio di 85 euro: siamo d’accordo anche noi che non sono sufficienti per garantire un adeguamento salariale pari alla perdita del potere d’acquisto patita negli ultimi 9 anni. Però se a questo si unisce il ripristino della dignità dei lavoratori del pubblico impiego (valore inestimabile) attraverso la restituzione della contrattazione, cioè la possibilità per il lavoratore di far valere la propria voce con l’Amministrazione attraverso i suoi rappresentanti, possiamo ben considerarlo un fondamentale primo passo, non ancora sufficiente, per raggiungere quello che è meglio per i lavoratori, umiliati ancora oggi dal decreto Brunetta.

Per la Uilpa Mef non c'è contratto senza il ripristino, anche nel settore pubblico, della contrattazione. I contratti del Pubblico Impiego devono riguardare anche la parte normativa, oltre a quella economica, ridefinendo i contenuti delle relazioni sindacali.

Il sindacato oggi ricopre un ruolo più profondo rispetto a quello amministrativo ordinario: proprio per questo è e deve essere considerato una vera e propria missione che viene svolta per il benessere dei lavoratori e dei cittadini. Il nostro modo di fare sindacato non può riconoscersi in colui che, ottenuto un incarico, può ritenersi libero di “dileguarsi” sfuggendo alle proprie responsabilità nei confronti di chi dovrebbe tutelare 365 giorni l’anno. Per questo fare sindacato solo ed esclusivamente sotto campagna elettorale RSU ne denigra il vero ruolo istituzionale; scredita la reputazione dei sindacati stessi agli occhi dei lavoratori, che arrivano a confonderli e ad associarli con la classe politica.

Noi della Uilpa Mef cerchiamo di darne l’esempio anche a livello lavorativo: non ci blindiamo dietro a un “pennacchio”, né cerchiamo di fare i “furbetti”, anzi, mettiamo sempre il lavoro al primo posto e poi il mandato sindacale riconosciutoci dai colleghi, sia in termini di deleghe che di consensi alle RSU.

La nostra speranza è che questo nostro impegno costante sia costruttivo per i principali bisogni del lavoratore, che passano da un ambiente di lavoro dignitoso e adeguato, fino a compensi che incentivino la qualità e la quantità del lavoro; dagli orari flessibili alla tutela dei diritti individuali come le assenze per malattie e rapporti con i superiori.

Saranno poi i lavoratori a fare la “scelta migliore”.

Roma, 21 dicembre 2017

                                                                               IL COORDINAMENTO