CONTRATTAZIONE, SE CE LO DICE ANCHE L’EUROPA…

“L'Italia deve, con il coinvolgimento delle parti sociali, rafforzare il quadro della contrattazione collettiva per consentire agli accordi collettivi di tenere meglio in considerazione le condizioni locali".

Questo stralcio non è tratto né da un manuale sulle relazioni sindacali, né da uno statuto di alcuna organizzazione sindacale, né tantomeno da un documento politico di estrazione bolscevica: è semplicemente contenuto nel “Country Specific Recommendations”, vale a dire il parere (e le raccomandazioni) che la Commissione UE esprime annualmente sulle manovre economiche adottate dai paesi dell’area Euro, e che sono state pubblicate lunedì 22 maggio u.s.

Premettiamo doverosamente che non ci troviamo spesso d’accordo con quanto “consigliano” gli organi comunitari, le cui politiche sono sempre più orientate su una rigida quanto bieca austerità, che finisce con lo scoraggiare possibili manovre che puntino realmente alla crescita ed allo sviluppo concreto dei paesi, ponendo il pareggio di bilancio come dogma inviolabile ed immodificabile; proprio per questo, però, fa specie constatare che proprio dai burocrati europei debba arrivare all’Italia un “rimbrotto” sull’importanza di curare i rapporti con le parti sociali, il cui ruolo viene evidentemente riconosciuto come indispensabile ai fini della salvaguardia della pace sociale, ma che negli ultimi anni è stato vergognosamente svilito dagli esecutivi che si sono succeduti, in maniera assolutamente trasversale.

Nei giorni scorsi sono stati definitivamente approvati gli ultimi decreti attuativi della riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione, atti prodromici all’accordo finale sul nuovo CCNL del pubblico impiego, in cui dovranno essere recepiti i dettami dell’accordo del 30 novembre che ponevano, quale condizione necessaria ed indispensabile, proprio il ripristino della contrattazione sull’organizzazione del lavoro. nel frattempo, accogliamo con favore la “dipartita” delle fasce brunettiane, ossia quella vergognosa ed anacronistica classificazione in cui i “fannulloni” erano predeterminati per legge, ma che fortunatamente non ha mai trovato applicazione e di cui nessuno sentirà mai la mancanza (a parte, probabilmente, il loro creatore, ma ci interessa poco).

La nostra speranza è che il tutto si concluda a breve, magari prima dell’estate, cosicché i lavoratori possano avere una boccata d’ossigeno sui salari: d’altronde, restando in tema di istituzioni europee, proprio la BCE (non propriamente un banco di mutuo soccorso…), non più tardi di qualche giorno fa, affermava che “nei Paesi dell’Eurozona i salari non sono sufficientemente adeguati per dare stimolo alla ripresa dei consumi e dell’economia in generale”.

Vedremo dunque se il “ce lo chiede l’Europa” varrà solamente a convenienza, ossia solo quando c’è da vessare il cittadino, e non quando, una volta tanto, si occupa di equità sociale.

 

Roma, 25 maggio 2017

                                                                  Il Coordinatore Sostituto                                  

                                                                       Valerio Romito