I SOLITI IGNOTI

Il concetto di “Libertà sindacale” sancito dall’Art. 39 della Costituzione, contiene, tra i vari significati possibili, l’assenza di vincoli di qualsivoglia genere, consentendo, per fortuna, che una pluralità di sindacati possa agire ed esprimere le proprie opinioni come meglio crede.

Ma, aldilà delle norme scritte, noi crediamo ne esista una non scritta che sancisce un principio che dovrebbe permeare l’essenza stessa delle organizzazioni sindacali: il coraggio delle idee. Noi riteniamo, forse immodestamente, di possederlo, e lo dimostriamo un maniera semplicissima: se esprimiamo un concetto, un’opinione, o anche se assumiamo decisioni che possano influire nella vita dei soggetti che rappresentiamo, lo facciamo mettendoci la faccia, sempre e comunque.

C’è chi invece, probabilmente perché questo tipo di coraggio proprio non lo possiede, si trincera dietro fantomatici “comitati degli iscritti” per lanciare comunicati del cui contenuto poi non debba risponderne, né nei confronti dei destinatari, né, e soprattutto, nei confronti dei lavoratori. E spesso si tratta di comunicati farneticanti che ne evidenziano sia la malafede che l’ignoranza. E, ancora una volta, sta a noi cercare, probabilmente invano, di riportare tali codardi sulla retta via:

  1. La UIL non ha presentato alcun ricorso avverso le progressioni economiche del Mef, ma ha semplicemente e doverosamente offerto la propria tutela legale alle migliaia di lavoratrici e lavoratori che spontaneamente hanno richiesto assistenza, sentendosi evidentemente lesi nei loro diritti e nella propria dignità.
  2. I lavoratori che hanno fatto ricorso non hanno chiesto l’annullamento dell’intera procedura, bensì l’eliminazione del punteggio derivante da quel teatrino che l’Amministrazione ed i firmatari dell’accordo si ostinano a chiamare “formazione” ma che i fatti hanno dimostrato e continuano a dimostrare che altro non sono se non un’odiosa procedura selettiva non prevista dal CCNL.
  3. La UIL non si è neanche mai sognata di chiedere o suggerire ai dipendenti di non concludere la procedura: fino a quando non ci sarà una pronuncia giurisprudenziale, le modalità per ottenere i passaggi economici purtroppo restano quelle attuali, e ben sappiamo quanto i lavoratori necessitino di un supporto economico. Forse non lo sapeva bene chi ha scelto di imbastire una procedura concorsuale con esami finali per una semplice progressione economica.
  4. Se quelli che raccontano favole ogni tanto uscissero dalle loro campane di vetro per ascoltare i lavoratori, invece di “appaltare” a terzi la produzione di comunicati fantasiosi, forse scoprirebbero che esiste sì un “dissenso strisciante”, nei confronti però di chi ha colpevolmente avallato questo scempio, e si accorgerebbero che il contesto in cui si stanno impegnando i concorrenti è tutt’altro che “tranquillo”, considerate le infinite difficoltà, anche di natura tecnica (mancanza di collegamento, errori di autenticazione, domande errate) ed organizzativa (diversità di trattamento tra uffici differenti, ottusità dirigenziali), che rendono ancor più improbo un percorso già di per sé frustrante. Che poi era giusto il concetto espresso dai dirigenti della UILPA Sicilia, il cui comunicato è stato grossolanamente e scorrettamente strumentalizzato estrapolando una singola frase (in allegato la replica). Li invitiamo comunque a continuare a leggere così pedissequamente i nostri comunicati (come evidentemente già fanno), magari imparano qualcosa.

Infine, proprio perché siamo generosi, diamo per l’ennesima volta una spiegazione che per noi è scontata ma per i pusillanimi probabilmente no: se un giudice, in pendenza anche di altri ricorsi, dovesse decidere di accoglierli, ci sarebbe poco da arrabbiarsi, poiché evidentemente l’atto impugnato sarebbe un atto contra legem.  E noi la guerra, anche feroce, la facciamo contro l’illegalità. Si facciano un esame di coscienza gli altri, chiedendosi magari quali siano gli interessi che difendono.

 

 

Roma, 21 settembre 2016                                            Il Coordinamento