RELAZIONE - LE GIORNATE TRIBUTARIE DELLO STRETTO

La UILPA-MEF in qualità di massimo rappresentante tra le OO.SS. del personale è stata invitata a partecipare ad un convegno tenutosi a Reggio Calabria il 5/6 dicembre 2014 (invito in allegato) in presenza di personaggi di rilievo, ed ha esposto, concludendo i lavori del primo giorno, le proprie posizioni in relazione alle ultime proposte di legge delega in materia di commissioni tributarie... di seguito la relazione:

Buona sera a tutti i presenti,
e ringraziamo l'Associazione Magistrati Tributari della Calabria per l'invito, 

che abbiamo accolto con vivo piacere, al quale non potevamo dire no, e che è ragione d'orgoglio per la nostra Organizzazione Sindacale per due motivi: 

 

 

  • Il primo, perché significa che il continuo lavoro svolto in questi anni presso tutte le sedi delle Commissioni Tributarie viene ritenuto serio e pertanto può essere utilizzato come spunto per diverse riflessioni;

  • Il secondo, che per noi è il più rilevante, perché ci viene concessa la possibilità di esprimere le nostre opinioni innanzi ad una platea professionale e qualificata. 

Opinioni che il nostro responsabile nazionale per le Commissioni Tributarie ha raccolto su tutto il territorio, perché giornalmente si adopera a tutela di questa categoria, e che sono il pensiero dei lavoratori.

Il sottoscritto, invece, svolge il ruolo politico/sindacale della struttura ed ha il compito di esporvi questi ragionamenti pienamente condivisibili e che coincidono con le nostre considerazioni. 

Vorremmo, inoltre sottolineare, che la nostra Organizzazione è il primo sindacato del Ministero dell'Economia e delle Finanze e che quindi rappresenta, con i propri delegati per ogni settore, gran parte del personale. 

Una rappresentatività che, ricordiamo ai presenti, nasce dal rapporto tra il numero di iscritti ed i voti RSU ottenuti democraticamente e liberamente da tutti i dipendenti di ente, e che in sostanza corrisponde alla fiducia che i lavoratori esprimono nei nostri confronti, e che noi ricambiamo ponendo un'attenzione continua alle loro esigenze. 

È proprio per questo, abbiamo l'obbligo di analizzare i possibili sviluppi dell'ennesima proposta di riforma della Giustizia Tributaria, che se accolta così com'è stata presentata, a nostro avviso, avrà delle ricadute negative sul personale. 

Una soluzione che penalizzerebbe chi svolge con dedizione, competenza e professionalità il proprio lavoro e che nel corso degli anni ha, anche, dimostrato una particolare capacità di integrarsi nonostante le modifiche avvenute sia con il Decreto Legislativo 545, sia con il Decreto legislativo 546 del 92. 

Infatti, nella legge delega persistono possibili e sostanziali mutamenti per la collocazione del personale che ci preoccupano, e che nel corso di questa relazione esporremo. 

Ma, prioritariamente vorremmo soffermarci su alcuni rilievi, promossi con l'Ordinanza della Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia, dove si dichiara in sostanza, che l'organizzazione attuale del sistema tributario viola i valori di indipendenza e di imparzialità previsti dalle norme europee sul giusto processo. 

In particolare le norme impugnate si sostanziano sui seguenti punti: 

  • le attribuzioni di presidenti, giudici, direttori delle segreterie per quanto concerne il profilo della indisponibilità dei mezzi personali per l'esercizio della giurisdizione, riguardo ai quali il rilievo formulato è che non viene assicurato, anche se la giurisprudenza e il Decreto legislativo 545 del 92 lo prevedono, il potere di disporre autonomamente del personale ausiliario. Tale potere, invece è assegnato all'amministrazione a cui appartengono gli atti sottoposti al controllo giurisdizionale;

  • la determinazione, liquidazione e amministrazione del compenso dei giudici da parte della stessa amministrazione a cui appartengono gli organi che emettono gli atti da sottoporre al controllo giurisdizionale, con conseguente lesione del principio di indipendenza, in conformità della giurisprudenza, laddove si prevede per gli stessi giudici di poter disporre autonomamente dei mezzi materiali.

 Questi punti meriterebbero una più ampia riflessione, ma che riassumiamo in questo modo:

  • in tutte le giurisdizioni processuali il personale di segreteria è gestito dalle amministrazioni di appartenenza e non direttamente dai giudici.

  • finché non sarà varata una riforma radicale della giustizia tributaria che magari preveda l’introduzione dell’obbligo di difesa tecnica e di un giudice professionale, si continuerà a pagare lo scotto di una doppia anomalia genetica: 

  quella di rivolgersi, in alcuni casi, ad un’utenza non qualificata, che il personale di segreteria deve assistere per preservarli dalle conseguenze pesanti che possono derivare da un’applicazione errata delle norme che governano il contenzioso tributario; 

  quella di essere amministrata da giudici prioritariamente impegnati in altre occupazioni e pagati almeno in parte, diciamo volgarmente “a cottimo”, in base al numero dei ricorsi decisi. 

Infatti, qualora i giudici tributari fossero giudici professionali retribuiti con un congruo compenso fisso, credo che nessuno si scandalizzerebbe per il solo fatto che la loro partita fissa di stipendio fosse gestita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze al pari di quella dei colleghi delle altre giurisdizioni!

Anche allo stato attuale il compenso variabile viene comunque liquidato utilizzando dei meri criteri di calcolo matematico, ed è per questo motivo che non può essere applicata nessuna discrezionalità né dai singoli uffici periferici, né dall’amministrazione centrale. 

In ogni caso, finché verrà mantenuto l'attuale sistema di remunerazione dei giudici, il criterio non cambierebbe anche se gli uffici fossero incardinati presso qualsiasi altro apparato amministrativo! 

Un altro argomento, su cui è stato fatto rilievo, è l’appartenenza allo stesso Ministero che amministra sia i giudici tributari sia gli Uffici delle Agenzie che emettono gli atti impugnati in Commissione Tributaria, permetteteci di rispondere così: "stiamo discutendo del sesso degli angeli", in realtà, non esiste nessun conflitto di interessi e/o rapporto preferenziale. 

Le Agenzie stipulano con il Ministero dell'Economia e delle Finanze soltanto delle convenzioni che fissano fondamentalmente dei macro-obiettivi da raggiungere, ma godono di una piena autonomia sul piano organizzativo, operativo e patrimoniale che le sottrae a qualsiasi forma di controllo da parte dell’Amministrazione statale. Inoltre, grazie agli strumenti deflattivi che hanno comportato una progressiva e consistente riduzione del contenzioso relativo ai tributi erariali, gran parte delle controversie pendenti davanti alle Commissioni riguardano ormai tributi locali, ossia atti emessi da Enti del tutto indipendenti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. 

Ma francamente la questione della corretta collocazione delle Commissioni Tributarie, che si è posta per garantire l’imparzialità e l'indipendenza del giudice, assume sospetti e contorni strumentali e in alcuni casi persino paradossali, se soprattutto, si tiene conto della situazione che si è determinata in seguito all’introduzione del Contributo Unificato nel processo tributario. Un Contributo che, forse è bene sottolinearlo, viene liquidato, accertato e riscosso coattivamente ed esclusivamente dagli uffici di segreteria. 

Il lavoro dei giudici tributari consiste nel giudicare la legittimità di atti impositivi anche di rilevante importo, inviti al pagamento e provvedimenti di irrogazione delle sanzioni, che però sono emessi dagli stessi uffici che amministrano il loro fascicolo dal punto di vista amministrativo ed economico. 

La cosa singolare, che può realmente accadere come conseguenza di così fatta gestione, è che per tutelare l'ufficio di appartenenza in caso di ricorso di un utente sull'attribuzione dell'importo del contributo, gli stessi segretari di sezione impegnati in udienza devono spogliarsi della loro veste di assistenti del giudice, e indossare quella di difensore. 

Ma per effetto dell’applicazione della normativa vigente e della recente delibera, il maggior gettito delle somme in materia di contributo unificato viene di fatto destinato ai giudici, anche se le stesse sono accertate dal personale degli uffici di segreteria in piena autonomia e responsabilità. 

Sulla base di queste argomentazioni, ci sembra un po’ arduo sostenere che il problema dell’indipendenza e della terzietà del giudice tributario possa risolversi con la semplice riallocazione delle commissioni tributarie presso qualsiasi altro apparato amministrativo! 

In ogni caso, non è opportuno che si possa anche solo ipotizzare di risolverlo a discapito del personale, che nel corso degli ultimi anni, senza alcuna formazione mirata, per effetto dei tagli della spending review, e con organici mai rinnovati e spesso carenti, si è comunque fatto carico di prestare un’adeguata assistenza ai giudici, travalicando in alcuni casi, come i Presidenti di Commissione potranno testimoniare, i confini delle proprie competenze istituzionali. 

Inoltre è sempre stata garantita la puntuale attuazione di molteplici processi, nonostante le numerose modifiche normative e di informatizzazione, e non da ultimo, solo per citarne alcune, quelle relative all’avvio del processo telematico ed al Contributo Unificato. 

Per questo e per quanto di nostro interesse, non possiamo e non potete trascurare i meritati riconoscimenti che spettano al personale che opera giornalmente con grande professionalità all'interno delle Commissioni Tributarie. 

Tale personale non può essere sacrificato e costretto ad accettare condizioni economiche peggiorative in nome di un'apparente esigenza del giudice, che per le significative ragioni poco sopra indicate, sarebbe solo formalmente e non sostanzialmente soddisfatta. 

Non possiamo neanche considerare l'ipotesi, che potrebbe essere concessa al personale, di optare per altri uffici utilizzando l'istituto della mobilità, perché si perderebbero quelle straordinarie professionalità che nel corso degli anni hanno garantito e permesso il buon funzionamento delle Commissioni Tributarie. 

In buona sostanza la nostra Organizzazione sindacale è totalmente contraria ad una diversa dislocazione del personale e del processo tributario, tanto più se la motivazione a sostegno risulta essere la mancata imparzialità. 

Invece, riteniamo che una magistratura a tempo pieno e maggiormente professionalizzata, garantirebbe di superare alcune discrasie che rallentano il processo tributario, come ad esempio il ritardo con cui avviene talvolta, il deposito delle sentenze. 

Ma per rappresentare appieno la nostra sincera partecipazione, dobbiamo anche porre l'attenzione al considerevole arretrato che si è andato formando in Cassazione circa il giudizio tributario. 

Pertanto, sicuramente non è la terzietà ad essere da ostacolo al buon funzionamento, ma caso mai sono altri i provvedimenti che meriterebbero la vostra piena attenzione e che non competono alla nostra Organizzazione Sindacale indicare. 

In ogni caso, vogliamo lasciare alcune proposte di riflessione che potrebbero incidere sulla qualità della stessa Giustizia Tributaria: 

  1. rafforzare e ampliare la disciplina della conciliazione giudiziaria per il processo di primo grado ed estendere la stessa al secondo grado, perché questa procedura ha un importante funzione deflattiva;

  2. riqualificare la professionalità del giudice tributario, in termini di competenza, di tempo e di adeguata retribuzione;

  3. Istituire un apposito albo dei difensori tributari presso ciascuna Corte d’appello tributaria e presso la sezione tributaria della Corte di Cassazione;

  4. eseguire immediatamente le sentenze, valevoli per tutte le parti in causa, onde evitare una sovrapposizione in virtù del ruolo ricoperto dalle parti in giudizio: amministrazione/contraente più forte, contribuente/contraente più debole.

  5. attuare l’art. 111 della Costituzione, che resta uno dei temi fondamentali su cui si deve basare la riforma del processo tributario. Una norma che impone specificatamente di stabilire i limiti della giurisdizione tributaria, mediante una puntuale indicazione degli atti autonomamente impugnabili. 

Questi a nostro avviso sono i punti qualificanti sui quali vorremmo porre la vostra cortese attenzione. 

Noi, in quanto organizzazione sindacale, abbiamo il dovere: 

  • di vigilare per mantenere un servizio pubblico efficace ed efficiente, perché solo così facendo si da il giusto valore della presenza dello Stato nei confronti del cittadino e sul territorio;

  • di tutelare gli interessi ed i diritti dei lavoratori; 

Questi elementi, vorremmo ricordare che sono complementari, indivisibili ed essenziali per avere una pubblica amministrazione che funzioni, e pertanto la loro difesa dovrebbe essere per tutti di prioritaria importanza. 

Siamo disponibili al confronto, come fino ad oggi abbiamo dimostrato, che però deve essere chiaro, equo, corretto e trasparente. 

Questo è l'unico modo per tenere conto delle esigenze del personale e per avere il giusto consenso che porti alla vera riforma della giustizia tributaria. 

Grazie ancora per l'invito, e lasciateci terminare con una frase di Aristotele: "La speranza è un sogno fatto ad occhi aperti" che noi ci guardiamo bene dal chiudere, perché non vogliamo che la riforma, che oggi invece a nostro avviso lo è, possa costituire un danno per il servizio alla comunità e soprattutto per il personale.

 

Roma, 05 dicembre 2014

    Il Responsabile Nazionale CC.TT.                   Il Coordinatore Generale
              Massimo ZANETTI                                 Andrea G. BORDINI

Allegati:
- Comunicato
- Invito fronte e retro

Buona sera a tutti i presenti,

e ringraziamo l'Associazione Magistrati Tributari della Calabria per l'invito.

Un invito che abbiamo accolto con vivo piacere, al quale non potevamo dire no, e che è ragione d'orgoglio per la nostra Organizzazione Sindacale per due motivi:

  • Il primo, perché significa che il continuo lavoro svolto in questi anni presso tutte le sedi delle Commissioni Tributarie viene ritenuto serio e pertanto può essere utilizzato come spunto per diverse riflessioni;

  • Il secondo, che per noi è il più rilevante, perché ci viene concessa la possibilità di esprimere le nostre opinioni innanzi ad una platea professionale e qualificata.

Opinioni che il nostro responsabile nazionale per le Commissioni Tributarie ha raccolto su tutto il territorio, perchè giornalmente si adopera a tutela questa categoria, e che sono il pensiero dei lavoratori.

Il sottoscritto, invece, svolge il ruolo politico/sindacale della struttura e pertanto ha il compito di esporvi questi ragionamenti pienamente condivisibili e che coincidono con le nostre considerazioni.

Vorremmo, inoltre sottolineare, che la nostra Organizzazione è il primo sindacato del Ministero dell'Economia e delle Finanze e che quindi rappresenta, con i propri delegati per ogni settore, gran parte del personale.

Una rappresentatività che, ricordiamo ai presenti, nasce dal rapporto tra il numero di iscritti ed i voti RSU ottenuti democraticamente e liberamente da tutti i dipendenti di ente, e che in sostanza corrisponde alla fiducia che i lavoratori esprimono nei nostri confronti, e che noi ricambiamo ponendo un'attenzione continua alle loro esigenze.

È proprio per questo, abbiamo l'obbligo di analizzare i possibili sviluppi dell'ennesima proposta di riforma della Giustizia Tributaria, che se accolta così com'è stata presentata, a nostro avviso, avrà delle ricadute negative sul personale.

Una soluzione che penalizzerebbe chi svolge con dedizione, competenza e professionalità il proprio lavoro e che nel corso degli anni ha, anche, dimostrato una particolare capacità di integrarsi nonostante le modifiche avvenute sia con il Decreto Legislativo 545, sia con il Decreto legislativo 546 del 92.

Infatti, nella legge delega persistono possibili e sostanziali mutamenti per l'allocazione del personale che ci preoccupano, e che nel corso di questa relazione esporremo.

Ma, prioritariamente vorremmo soffermarci su alcuni rilievi, promossi con l'Ordinanza della Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia, dove si dichiara in sostanza, che sono violati i valori di indipendenza e imparzialità previsti dalle norme europee sul giusto processo.

In particolare le norme impugnate si sostanziano sui seguenti punti:

  • le attribuzioni di presidenti, giudici, direttori delle segreterie per quanto concerne il profilo della indisponibilità dei mezzi personali per l'esercizio della giurisdizione, riguardo ai quali il rilievo formulato è che non viene assicurato, anche se la giurisprudenza e il Decreto legislativo 545 del 92 lo prevedono, il potere di disporre autonomamente del personale ausiliario. Tale potere, invece è assegnato all'amministrazione a cui appartengono gli atti sottoposti al controllo giurisdizionale;

  • la determinazione, liquidazione e amministrazione del compenso dei giudici da parte della stessa amministrazione a cui appartengono gli organi che emettono gli atti da sottoporre al controllo giurisdizionale, con conseguente lesione del principio di indipendenza, in conformità della giurisprudenza, laddove si prevede per gli stessi giudici di poter disporre autonomamente dei mezzi materiali.

Questi punti meriterebbero una più ampia riflessione, ma che riassumiamo in questo modo:

  • in tutte le giurisdizioni processuali il personale di segreteria è gestito dalle amministrazioni di appartenenza e non direttamente dai giudici.

  • finché non sarà varata una riforma radicale della giustizia tributaria che magari preveda l’introduzione dell’obbligo di difesa tecnica e di un giudice professionale, si continuerà a pagare lo scotto di una doppia anomalia genetica:

  quella di rivolgersi, in alcuni casi, ad un’utenza non qualificata, che il personale di segreteria deve assistere per preservarli dalle conseguenze pesanti che possono derivare da un’applicazione errata delle norme che governano il contenzioso tributario;

  quella di essere amministrata da giudici prioritariamente impegnati in altre occupazioni e pagati almeno in parte, diciamo volgarmente “a cottimo”, in base al numero dei ricorsi decisi.

Infatti, qualora i giudici tributari fossero giudici professionali retribuiti con un congruo compenso fisso, credo che nessuno si scandalizzerebbe per il solo fatto che la loro partita fissa di stipendio fosse gestita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze al pari di quella dei colleghi delle altre giurisdizioni!

Anche allo stato attuale il compenso variabile viene comunque liquidato utilizzando dei meri criteri di calcolo matematico, pertanto non può essere applicata nessuna discrezionalità né dai singoli uffici periferici, né dall’amministrazione centrale.

In ogni caso, finché verrà mantenuto l'attuale sistema di remunerazione dei giudici, il criterio non cambierebbe anche se gli uffici fossero incardinati presso qualsiasi altro apparato amministrativo!

Un altro argomento è l’appartenenza allo stesso Ministero che amministra sia i giudici tributari sia gli Uffici delle Agenzie che emettono gli atti impugnati in Commissione Tributaria, permetteteci di rispondere così: "stiamo discutendo del sesso degli angeli", in realtà, non esiste nessun conflitto di interessi e/o rapporto preferenziale.

Infatti, bisogna considerare che le Agenzie stipulano con il Ministero dell'Economia e delle Finanze soltanto delle convenzioni che fissano fondamentalmente dei macro-obiettivi da raggiungere, ma godono di una piena autonomia sul piano organizzativo, operativo e patrimoniale che le sottrae a qualsiasi forma di controllo da parte dell’Amministrazione statale. Inoltre, grazie agli strumenti deflattivi che hanno comportato una progressiva e consistente riduzione del contenzioso relativo ai tributi erariali, gran parte delle controversie pendenti davanti alle Commissioni riguardano ormai tributi locali, ossia atti emessi da Enti del tutto indipendenti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.

Ma francamente la questione della corretta collocazione delle Commissioni Tributarie, che si è posta per garantire l’imparzialità ed indipendenza del giudice, assume sospetti e contorni strumentali e in alcuni casi persino paradossali, se soprattutto, si tiene conto della situazione che si è determinata in seguito all’introduzione del Contributo Unificato nel processo tributario. Un Contributo che, forse è bene sottolinearlo, viene liquidato, accertato e riscosso coattivamente ed esclusivamente dagli uffici di segreteria.

Il lavoro dei giudici tributari consiste nel giudicare della legittimità di atti impositivi anche di rilevante importo, inviti al pagamento e provvedimenti di irrogazione delle sanzioni, che però sono emessi dagli stessi uffici che amministrano il loro fascicolo dal punto di vista amministrativo ed economico.

La cosa singolare, che può realmente accadere come conseguenza di così fatta gestione, è che per tutelare l'ufficio di appartenenza in caso di ricorso di un utente sull'attribuzione dell'importo del contributo, gli stessi segretari di sezione impegnati in udienza devono spogliarsi della loro veste di assistenti del giudice e indossare quella di difensore.

Ma per effetto dell’applicazione della normativa vigente e della recente delibera, di fatto viene destinato ai giudici il maggior gettito delle somme in materia di contributo unificato anche se le stesse sono accertate dal personale degli uffici di segreteria in piena autonomia e responsabilità.

Sulla base di queste argomentazioni, ci sembra un po’ arduo sostenere che il problema dell’indipendenza e della terzietà del giudice tributario possa risolversi con la semplice riallocazione delle commissioni tributarie presso qualsiasi altro apparato amministrativo!

In ogni caso, non è opportuno che si possa anche solo ipotizzare di risolverlo a discapito del personale, che nel corso degli ultimi anni, senza alcuna formazione mirata, per effetto dei tagli della spending review, e con organici mai rinnovati e spesso carenti, si è comunque fatto carico di prestare un’adeguata assistenza ai giudici, travalicando in alcuni casi, come i Presidenti di Commissione potranno testimoniare, i confini delle proprie competenze istituzionali.

Inoltre è sempre stata garantita la puntuale attuazione di molteplici processi, nonostante le numerose modifiche normative e di informatizzazione, e non da ultimo, solo per citarne alcune, quelle relative all’avvio del processo telematico ed al Contributo Unificato.

Per questo e per quanto di nostro interesse, non possiamo e non potete trascurare i meritati riconoscimenti che spettano al personale che opera giornalmente con grande professionalità all'interno delle Commissioni Tributarie.

Tale personale non può essere sacrificato e costretto ad accettare condizioni economiche peggiorative in nome di un’esigenza di terzietà del giudice, che per le significative ragioni poco sopra indicate, sarebbe solo apparentemente e formalmente soddisfatta.

Non possiamo neanche considerare l'ipotesi, che potrebbe essere concessa al personale, di optare per altri uffici utilizzando l'istituto della mobilità, perché si perderebbero quelle straordinarie professionalità che nel corso degli anni hanno garantito e permesso il buon funzionamento delle Commissioni Tributarie.

In buona sostanza la nostra Organizzazione sindacale è totalmente contraria ad una diversa dislocazione del personale e del processo tributario, tanto più se la motivazione a sostegno risulta essere la mancata imparzialità.

Invece, riteniamo che una magistratura a tempo pieno e maggiormente professionalizzata, garantirebbe di superare alcune discrasie che rallentano il processo tributario, come ad esempio il ritardo con cui avviene talvolta, il deposito delle sentenze.

Ma per rappresentare appieno la nostra sincera partecipazione, dobbiamo anche porre l'attenzione al considerevole arretrato che si è andato formando in Cassazione circa il giudizio tributario.

Pertanto, sicuramente non è la terzietà ad essere da ostacolo al buon funzionamento, ma caso mai sono altri i provvedimenti che meriterebbero la vostra piena attenzione e che non competono alla nostra Organizzazione Sindacale indicare.

In ogni caso, vogliamo lasciare alcune proposte di riflessione che potrebbero incidere sulla qualità della stessa Giustizia Tributaria:

  1. rafforzare e ampliare la disciplina della conciliazione giudiziaria per il processo di primo grado ed estendere la stessa al secondo grado, perché questa procedura ha un importante funzione deflattiva;

  2. riqualificare la professionalità del giudice tributario, in termini di competenza, di tempo e di adeguata retribuzione;

  3. l’istituzione di un apposito albo dei difensori tributari presso ciascuna Corte d’appello tributaria e presso la sezione tributaria della Corte di Cassazione;

  4. l’immediata esecutorietà delle sentenze, valevole per tutte le parti in causa, onde evitare una sovrapposizione in virtù del ruolo ricoperto dalle parti in giudizio: amministrazione/contraente più forte, contribuente/contraente più debole.

  5. Il richiamo all’attuazione dell’art. 111 della Costituzione, che resta uno dei temi fondamentali su cui si deve attuare la riforma del processo tributario. Una norma che impone specificatamente di stabilire i limiti della giurisdizione tributaria, mediante una puntuale indicazione degli atti autonomamente impugnabili.

Questi a nostro avviso sono i punti qualificanti sui quali vorremmo porre la vostra cortese attenzione.

Noi, in quanto organizzazione sindacale, abbiamo il dovere:

  • di vigilare per mantenere un servizio pubblico efficace ed efficiente, perché solo così facendo si da il giusto valore della presenza dello Stato nei confronti del cittadino e sul territorio;

  • di tutelare gli interessi ed i diritti dei lavoratori;

Questi elementi, vorremmo ricordare che sono complementari, indivisibili ed essenziali per avere una pubblica amministrazione che funzioni, e pertanto la loro difesa dovrebbe essere per tutti di prioritaria importanza.

Siamo disponibili al confronto, come fino ad oggi abbiamo dimostrato, che però deve essere chiaro, equo, corretto e trasparente.

Questo è l'unico modo per tenere conto delle esigenze del personale e per avere il giusto consenso che porti alla vera riforma della giustizia tributaria.

Grazie ancora per l'invito e per l'attenzione prestata, e lasciateci terminare con una frase di Aristotele: "La speranza è un sogno fatto ad occhi aperti" che noi ci guardiamo bene dal chiudere, perché non vogliamo che la riforma, che oggi invece a nostro avviso lo è, possa costituire un danno per il servizio alla comunità e soprattutto per il personale.