PERMESSI STUDIO

Ci giungono diverse segnalazioni da tutto il territorio, in particolare dal personale degli uffici territoriali, che riguardano una procedura, riguardante l’assegnazione del cd “Diritto allo Studio” previsto dall’art. 13 del CCNL Integrativo del 16/02/1999, che risulterebbe piuttosto farraginosa, al punto tale da svilire la funzione stessa dell’istituto.

Appare anche superfluo ricordare l’importanza delle 150 ore di permessi retribuiti di cui possono usufruire i lavoratori al fine di conseguire un titolo di studio, nell’ottica non solo di agevolare l’uso di canali di formazione personali e professionali nell’interesse sia dei dipendenti che della Pubblica Amministrazione stessa, ma anche di riconoscere uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona, che trova il suo fondamento nei commi 3 e 4 dell'art. 34 della Costituzione e che viene addirittura sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell'ONU.

La gestione dei permessi studio viene attuata tramite l’individuazione di contingenti, non superiori al 3% del personale in servizio a tempo indeterminato, da distribuire tra diversi raggruppamenti, che di solito corrispondono ai diversi Dipartimenti presenti al MEF, ed a loro volta suddivisi tra uffici centrali e singole unità organizzative territoriali. Capita sovente, soprattutto presso queste ultime, che le istanze superino il contingente assegnato: in questi casi, per cercare di accontentare il maggior numero di richieste in esubero, viene successivamente attuata una compensazione interdipartimentale, al fine di assegnare i posti rimasti vacanti in altre sedi: qui sorgono i maggiori problemi, soprattutto di natura organizzativa, poiché sembrerebbe che per tale procedura occorrano ogni anno diversi mesi, spesso superiori a sei, affinché si riesca a regimentare l’intero contingente dei permessi disponibili.

È chiaro, a questo punto, come molti colleghi possano risultare penalizzati da tale sistema, non potendo usufruire di tali permessi per gran parte del percorso scolastico o accademico annuale, se non per i mesi successivi alle ferie estive, e dunque rendendo di fatto non sufficientemente sfruttabile l’istituto e soprattutto la mission che lo stesso si prefigge.

Appare a nostro parere indispensabile cercare di ottimizzare i tempi di accertamento e regolazione dei vari contingenti, anche in considerazione del fatto che il termine per presentare le istanze scade perentoriamente il 31 dicembre di ogni anno, per cui teoricamente vi sarebbero tutte le possibilità per definire ed assegnare le quote finali in tempi accettabili e tali da mantenere una reale utilità e sfruttabilità del diritto. Così come, in alternativa, si potrebbe pensare, a parziale modifica della circolare DAG vigente, di creare ab initio un’unica graduatoria nazionale, utilizzando gli attuali criteri di priorità per la concessione in caso di domande in numero superiore alla dotazione prevista.

Confidiamo che l’Amministrazione tenga conto di tale problematica, ponendo in essere i correttivi necessari al fine di dare la giusta dignità ad un istituto che, alla luce della preparazione sempre più specifica e determinante richiesta dal mondo del lavoro pubblico, appare quanto mai attuale ed indispensabile.

Roma, 31 maggio 2018

                                                                                     Il Coordinamento

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